«Via Piceno è un’ottima soluzione per i profughi»

Lettera degli assessori Manca e Maiolo: «La sistemazione della Provincia va bene. Speriamo che la vicenda si chiuda»

Giannino della Frattina

«Se lo scopo della protesta degli immigrati sgomberati da via Lecco è ottenere una casa, allora questa richiesta sarà respinta e da noi non troveranno nessuna condivisione». Al termine dell’incontro con il ministro Letizia Moratti parla chiarissimo Filippo Penati, il presidente diessino della Provincia rimasto impigliato nel caso dei rifugiati. «Il nostro è stato solo un intervento umanitario per evitare loro una seconda notte al freddo» ricorda, ribadendo la sua proposta per il futuro. Un convitto in viale Piceno, di proprietà di Palazzo Isimbardi, da mettere a disposizione di una sessantina di extracomunitari. Probabilmente il gruppo proveniente dal Darfur che avrebbe già assicurato la disponibilità al trasferimento. Quello che Penati chiede al prefetto e al Comune è di «non essere trattato da affittacamere». «Se i dormitori sono sufficienti a ospitare gli immigrati - attacca - la situazione è già risolta e lavoriamo a una soluzione stabile per il futuro. Se invece bisogna fare ancora interventi e cambiare la situazione attuale, allora credo che una riunione tra le istituzioni debba essere fatta per discutere dettagli e competenze».
«Abbiamo parlato anche di via Lecco - racconta al termine la Moratti - e abbiamo concordato che questi temi non devono essere affrontati in un’ottica di emergenza. Incontrerò anche il sindaco Gabriele Albertini e ci sono alcune ipotesi che possono essere sviluppate. Ci sono aree di comuni limitrofi che potrebbero essere messe a disposizione».
La proposta Penati questa volta trova d’accordo i dirimpettai di Palazzo Marino. L’assessore alle Politiche sociali Tiziana Maiolo e Guido Manca, suo collega responsabile della Sicurezza, con il consenso di Albertini hanno immediatamente preso carta e penna. E, in una lettera, hanno comunicato che «il Comune valuta positivamente la proposta della Provincia». «La ringraziamo - si legge - per la disponibilità data». Con «l’aiuto di qualificati mediatori culturali la comunità del Darfur ha ringraziato il Comune e attende di poter visitare la struttura». Al lavoro, durante il fine settimana per rendere possibile il tutto, anche Barbara Contini, inviato del governo per il Darfur.
«Una buona soluzione - spiega la Maiolo -. Più che decorosa visto che il convitto era utilizzato per le infermiere. Caso risolto? Vediamo, qui ci sono sempre sorprese.

Quelli del Darfur sembrano d’accordo, ma alla fine non sono mai contenti. Ogni giorno fanno un capriccio. E io credo sia ora che questa vicenda si concluda. Non ci sono solo loro a Milano e io vorrei tornare a occuparmi delle altre cose».

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