Anatomia di una Caporetto, anzi di «una Waterloo» per dirla con le parole di un signor Cipputi, Ciro Argentino, ex operaio dell’acciaieria Thyssen Krupp che ha voluto tentare in questa tornata elettorale l’avventura politica nelle liste della Sinistra Arcobaleno. Già, perché nel Piemonte di Mirafiori e di Fassino, della protesta No-Tav e degli impossibili equilibrismi del presidente Mercedes Bresso, il rosso, colore d’ordinanza, si è sbiadito ieri e avant’ieri nel segreto dell’urna.
E d’ora in poi rischia di rimanere soltanto serenamente a invecchiare nelle rinomate cantine a denominazione d'origine controllata. Numeri definitivi alla mano, Pdl e Lega hanno conquistato assieme il 47,5 per cento dei consensi al Senato contro il 38,1 racimolato dal tandem Veltroni-Di Pietro. Un successo della coalizione di centrodestra che, rinvigorendosi alla Camera, porta sotto i riflettori la netta affermazione della Lega. Nella circoscrizione 1, quella di Torino, il Carroccio raggiunge l’8,67 per cento e nella Piemonte2, che riguarda il resto della regione vola addirittura al 16,70 per cento
Esulta Guido Crosetto, coordinatore regionale degli azzurri di Berlusconi: «È un risultato ottimo per il Piemonte che segna una sconfitta di grandi proporzioni per il centrosinistra, anche se sappiamo che è da domani che inizia il lavoro vero perché raccogliere questi voti significa raccogliere le attese di milioni di persone che si aspettano dal futuro governo risposte ai loro problemi». Poi la stretta di mano ai leghisti per la loro forte affermazione: «Le battaglie da fare, ci vedono in totale sintonia». Raggiante Roberto Cota, segretario della Lega Nord Piemont e vice capogruppo alla Camera del Carroccio: «Il grandissimo risultato ottenuto significa che dagli elettori è arrivato un mandato preciso per il federalismo fiscale, la realizzazione delle infrastrutture, la sicurezza e il controllo dell’immigrazione. E adesso che il Piemonte è davvero il terzo pilastro accanto alla Lombardia ed al Veneto, il nostro obiettivo è quello di crescere ancora».
Lo stesso destino che ha fiaccato Veltroni e travolto Bertinotti trova in Piemonte, molteplici chiavi di lettura. Deluso dalla sinistra, il popolo di Mirafiori, storico feudo, ha preferito non votare o votare altri schieramenti. Il calo più significativo si è registrato nei quartieri simbolo della città operaia. A Mirafiori Sud la partecipazione al voto è scesa dall’82,63 per cento al 76,42. Certe idee, insomma, alla fine deragliano. Come l’intransigenza e l’estenuante braccio di ferro condotto dagli irriducibili della Val di Susa contro la Tav. Risultato? A Venaus, il Comune-simbolo della lotta contro l'alta velocità, i risultati definitivi per il Senato vedono appaiate le due maggiori coalizioni con il Pd-Idv che raggiunge un complessivo 31,5 per cento contro il 31,3 del Pdl-Lega Nord. Entrambe le coalizioni sono favorevoli alla costruzione della Torino-Lione. Mentre la Sinistra l’Arcobaleno, contraria, si è fermata al 10,7. «La Val Susa ha votato i partiti che vogliono la Tav, adesso il Pd non si dimentichi le posizioni assunte sull'Alta velocità e si comporti di conseguenza - sottolinea l'ex governatore, Enzo Ghigo(Pdl) - che invita i no-Tav a interrogarsi sul voto in Val Susa». Sulla stessa lunghezza d'onda il coordinatore piemontese di An e candidato al Senato nelle liste del Pdl, Ugo Martinat: «Il risultato elettorale per me è anche il referendum per la Tav. Abbiamo vinto a larghissima maggioranza in Val di Susa. Le infrastrutture, adesso sono delle priorità».
E dall’altro versante c’è chi come il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, manda a dire agli amici e compagni: «Tanto tuonò che piovve. I movimenti No Tav e la sinistra dovrebbero fare una bella riflessione e forse dobbiamo farla anche noi perché siamo ancora abbastanza fermi a schemi antichi». E chi si limita ad abbozzare.
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