In Piemonte la Regione non si occupa della Tav ma processa la Gelmini

Quanto vale la richiesta di dimissioni di un ministro presentata da un Consiglio regionale? O la presa di posizione per la libertà di stampa o contro lo sbarramento del 4%? Assolutamente nulla, visto che di semplice opinione si tratta, e dunque di un atto che non può avere nessuna conseguenza pratica. Eppure, il centrosinistra del Consiglio regionale del Piemonte preferisce trattare... il nulla. La dimostrazione? In due giorni, tra martedì e mercoledì, ha presentato e in parte discusso ordini del giorno relativi a centrali nucleari, libertà di stampa, sbarramento del 4%, ddl Alfano e, non ultimo, un odg che chiede le «immediate dimissioni» del ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini. Il testo, presentato dal Pdci, riassume i «classici» della contestazione alla riforma della scuola: tagli alle risorse economiche, peggioramento delle condizioni di lavoro del personale, precariato, eccetera. Nulla che riguardi il territorio piemontese.
Tuona il senatore Enzo Ghigo, coordinatore regionale del Pdl: «Alle prese con le liti tra “compagni” pro e contro la Tav Torino-Lione e con le lotte intestine nel Pd per la segreteria del partito, la maggioranza di centrosinistra della Regione Piemonte trova comunque il tempo per dichiarare guerra al governo attraverso un inutile quanto ridicolo ordine del giorno anti-Gelmini».
Va anche oltre il consigliere del gruppo An-Pdl Gian Luca Vignale: «Forse invidiosi dei propri colleghi parlamentari nazionali - ironizza riferendosi ai colleghi del centrosinistra - hanno scambiato il Parlamento regionale per uno dei due rami del Parlamento nazionale, e per due giorni hanno “giocato” a fare i deputati e i senatori.

Sarebbe stato meglio, e certamente più responsabile nei confronti dei cittadini, che il centrosinistra piemontese utilizzasse i pochi mesi che mancano allo scadere della legislatura per l’approvazione dei provvedimenti normativi che il Piemonte attende da tempo».

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