«Pier, basta giochini: con noi ovunque o addio»

Roma«A Casini va posta una condizione chiara: o fai un accordo politico nazionale con noi, oppure faremo a meno di te. Ovunque». A Nicola Cosentino, sottosegretario all’Economia e coordinatore Pdl in Campania, non piace il «giochino» dei centristi sulle regionali.
Cominciamo dalla Campania, onorevole Cosentino. Si farà l’alleanza con l’Udc ?
«Nella mia regione siamo all’opposizione insieme da molto tempo, e insieme abbiamo conquistato tre province che rappresentano l’80% dell’elettorato campano. Era il primo tempo di una partita con in palio la Regione e l’obiettivo di staccare la spina a 15 anni di bassolinismo e di puntare al cambiamento in una regione considerata “rossa” quanto l’Emilia. E invece... ».
Invece che è successo?
«Che da un po’ abbiamo scoperto che l’Udc ha cominciato ad ammiccare a sinistra, a flirtare con pezzi del regime campano, dove è ancora Bassolino l’uomo forte, quello che dà le carte. Ma è paradossale che l’Udc sia ancora indecisa sull’alleanza con noi o con chi in 15 anni ha reso la Campania l’ultima regione d’Italia».
Lei ha capito qual è la strategia dei centristi?
«La loro bussola di fondo è una sola: andare al governo nelle regioni. E per farlo vanno con la sinistra dove vince la sinistra e col Pdl dove noi abbiamo più chance. Solo che con il Pd fanno accordi politici, mentre a destra trattano direttamente col candidato presidente. Non vedo perché dovremmo avallare questo giochino, che disgusta il nostro elettorato e disorienta quello Udc».
Si favoleggia di un accordo a tre sulle regionali tra Casini, Fini e D’Alema. Ci crede?
«Mi chiedo se quello con D’Alema sulla Puglia sia un accordo politico o di altro genere. Quanto a Fini, è credibile che si sia accordato con Casini su alcuni candidati, visto che l’Udc appoggia prevalentemente potenziali governatori che vengono da An».
È una critica a Fini?
«Noto solo una cosa: questa presidenza della Camera ha rotto una continuità decennale che aveva segnato il ruolo super partes di quell’istituzione. Che ora invece chiede più spazio politico».
Dove vuole andare Casini?
«Tenta di incassare più eletti e più posti di potere possibile a livello regionale, per aumentare il proprio potere contrattuale nel dopo Berlusconi. Poi sceglierà se guidare l’ala moderata del centrodestra o un centrosinistra alla Prodi».
Tornando in Campania: lei ha dovuto rinunciare, causa inchieste giudiziarie, e il candidato è Stefano Caldoro. Le piace?
«Su di me si era raggiunta una straordinaria coesione del partito e degli eletti campani, per questo ero il candidato naturale. Ora bisogna trasferire questa forza su Caldoro»
Le piace o no?
«È un buon candidato: è stato ministro; ha esperienza, competenza e pacatezza. Ma nessun uomo da solo può risolvere i problemi di una regione che ha tutti i primati negativi, e in cui si è stati costretti a commissariare persino le acque o i gioielli di famiglia come il San Carlo. Quindi bisogna costruire attorno al presidente una squadra espressione della miglior società politica e civile».
Alla vigilia delle primarie Vendola scopre di essere indagato e denuncia «inquinamenti» della campagna elettorale.


«Se lui lamenta un uso politico della giustizia che dovrei dire io? Vicende come quelle di Vendola, Del Turco, Mannino o come la mia dimostrano quanto sia forte il condizionamento di quella parte della magistratura che non vuol perdere il potere acquisito riempiendo il vuoto della politica dopo Tangentopoli. E quanto sia necessario un riequilibrio dei poteri».

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