Pieraccioni e il mito Monroe: "Ho trovato la sosia perfetta"

Il regista toscano sta iniziando il suo "cinepanettone": mi sono innamorato del simbolo struggente di "A qualcuno piace caldo"

Pieraccioni e il mito Monroe: "Ho trovato la sosia perfetta"

Roma - Dici Marilyn e fai godere il popolo, perché se c’è una star che in ogni latitudine è nota, amata e rimpianta da uomini, donne e babbuini, questa è la Monroe, un mito per chiunque s’intenda di destino, bellezza, mistero. Tanto vero che per fare subito bingo Leonardo Pieraccioni, il regista toscano ora alle prese con il suo film di Natale (la contraerea Medusa versus De Laurentiis si scatenerà dal 18 dicembre), s’è andato a cercare in Internet la miglior sosia di Norma Jean. E, insieme al conterraneo e co-sceneggiatore Giovanni Veronesi, l’ha trovata: si chiama Suzie Kennedy, di mestiere fa l’impersonatrice della «magnifica preda» (morta forse per sua mano o eliminata dalla Cia nell’agosto del 1962) e ancheggia, canta, recita come la bionda platinata nata il primo giugno del 1926. Così Io e Marilyn, commedia comica da girarsi con l’ausilio della Toscana Film Commission tra Firenze («ritrarrò la città in tante belle cartoline»), Piombino-porto e Roma, parte sotto l’auspicio della celebrità più durevole che il cinema conosca. «Marilyn Monroe è come la Coca-Cola: batte tutte le epoche», spiega il fortunato autore de Il ciclone ( 78 milioni d’incasso). «Ho scelto Marilyn per quell’aura di mito e per quell’impatto forte, che nessun’altra ha. Mi son rivisto A qualcuno piace caldo, rimanendone letteralmente folgorato. Quant’è struggente, Marilyn! Non c’è giorno in cui non vedi la sua immagine da qualche parte», osserva Leo, tornato single (o anche no: si vocifera d’una storia con la figlia dell’immobiliarista Toscano) dopo la relazione con Laura Torrisi, ex Grande Fratello e Una moglie bellissima soltanto sullo schermo (perciò la rottura).

Con la sagoma cartonata del surrogato-star Suzie sotto il braccio ieri l’artista, tonico e zuzzurellone come al solito, si è esibito in un’evocazione perfetta dell’assenza. Assente la Kennedy, 32 anni, single, abitante a Londra («gli agenti immobiliari le suonano al campanello, per farla scendere giù e dire ai clienti: “Vedete? Potreste essere vicini della Monroe”») e troppo presa dal suo redditizio mestiere di sosia (essere «Lei» ovunque si richieda, da un party a Dubai alla pubblicità di auto, pizze o profumi), si è parlato di medium. «Da tempo Veronesi aveva in testa una storia coi fantasmi, così sarò Gualtiero Marchesi, omonimo del celebre cuoco, ma in realtà aggiustatore di piscine. Separato dalla mi’ moglie, la siciliana Barbara Tabita, scappata col domatore del Circo Posillipo Biagio Izzo, un tipo alla Tarzan, a un certo punto farò una seduta spiritica e mi apparirà Marilyn Monroe», rivela Leonardo. «E qui parte il mio film comico per quarantenni separati che mal sopportano la famiglia allargata». E se la Kennedy «non è la sosia, ma il clone di Marilyn» che però vede e sente soltanto Gualtiero (eccolo in cura dallo psichiatra Francesco Guccini), il fedele Massimo Ceccherini e la novità Luca Laurenti formeranno una coppia di pasticcieri gay, pronti a tirarsi le torte in faccia litigando sulla rockstar Freddie Mercury, altra icona pop invocata quaggiù (insieme a James Dean).

«Mi rimproverano di fare film troppo italiani, sicché arriva un’infornata di star Usa», nota Leo, che per le ricerche s’è rivolto alla newyorchese Marilyn Monroe Foundation, retta dalla figlia di Lee Strasberg, Susan, prodiga di suggerimenti su come gestire l’immagine della star (allieva di Lee Strasberg). E c’è ancora da trovare la doppiatrice giusta, spenta la storica «voce» di Marilyn, Rosetta Calavetta. Perché l’orfanella Norma Jean, anche da morta, fa campare centinaia e centinaia di persone, a partire da Suzie Kennedy, che gira in Cadillac rosa come l’originale né esita a tormentare la parrucchiera della Monroe (tuttora vivente, pare), per farsi svelare i segreti d’un caschetto biondo di maniera.

Sarà l’ora dei saprofiti, che si cibano del corpus gloriae altrui e così anche Pieraccioni a un dato momento scherza: «Ci tengo a dire che tutti i miei attori sono maggiorenni e che il padre di Ceccherini lo conosco da quando faceva l’autista di Craxi».

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