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Del Piero bomber della Juventus che studia da Inter

nostro inviato a Bergamo
L'ultima Juve di Ranieri studia da grande Inter. Studia e si applica con strepitosa determinazione, come succede da sempre a quel club pieno di gloria. E nel frattempo comincia a imporre gli stessi fattori sfruttati dall'armata nerazzurra per lucidare il proprio primato, indiscusso. Per esempio la grande fisicità. Basta dare un'occhiata al secondo e al terzo gol, qui a Bergamo, entrambi nati da duelli in quota, riferibili cioè alle capocciate di Legrottaglie e di Amauri, per capire che questa è la strada intrapresa da Ranieri al fine di reggere il confronto complicato dalla distanza in classifica rimasta intatta prima di Natale, sei punti. Tutte le volte che la Juve usufruisce di un calcio piazzato, sia punizione che calcio d'angolo, ecco il plotone dei corazzieri juventini marciare spedito verso l'area atalantina guidato da Chiellini e Legrottaglie cui si uniscono anche Amauri e Sissoko per non tralasciare, nell'occasione, lo svedese Mellberg, sorpreso solo in occasione del sigillo di Vieri.
L'altro fattore, evidente e per niente polemico, molto attuale anzi, attiene alla distrazione degli assistenti incaricati di vigilare sul fuorigioco. Lo fanno a senso unico: quando tocca a Inter e Juve prendono solenni «cantonate». Forse è il caso di abolirlo, il fuorigioco. A Siena lo sbandieratore Griselli ha promosso l'Inter campione d'inverno, a Bergamo il collega Alessandroni, senza apparente difficoltà visiva, consente alla Juve di avviarsi decisa verso lo 0 a 1 (cross di Marchionni, «buco» di Coppola, Del Piero appoggia in gol a porta spalancata), guadagnato con discutibile merito ma poi valorizzato da una resistenza efficace, epilogo di due mesi dallo strepitoso rendimento. Pensate: solo una sconfitta (a San Siro) e due pareggi dentro una striscia di dieci successi che rendono il lavoro di Ranieri finalmente apprezzato e consentono a Del Piero di laurearsi bomber del 2008. Il terzo fattore che consente alla Juve di presentarsi nel 2009 con il titolo di anti-Inter è costituito dalla solidità della sua difesa, da cui manca, vale la pena ricordarlo sempre, quel fuoriclasse che di cognome fa Buffon. L'Atalanta ne assaggia la consistenza durante un pomeriggio fatto di generosi assalti, premiati solo da un colpo di testa di Vieri in apertura di ripresa, ma per il resto dominato dalla statura dei bianconeri oltre che dalla trappola del fuorigioco.
E nel gran finale, quando c'è il rischio di farsi rimontare dall'Atalanta passata a una formula ultra-offensiva (4 difensori, 2 centrocampisti, 3 mezze-punte e Vieri isolato in attacco), la Juve ha la maturità per reggere alle spallate (un solo episodio in discussione rilanciato dalla moviola: Marchionni stende in area Floccari, l'arbitro lo ignora platealmente) e restituire al punteggio dimensioni rassicuranti. È sufficiente un'altra capocciata, questa volta di Amauri, al centro dell'area su punizione di Marchionni, per castigare in modo eccessivo Del Neri (mai fatto punti con la Juve, è destino) e consentire alla Juve di festeggiare in anticipo il santo Natale. Solo i giovani fenomeni del vivaio bianconero, De Ceglie su tutti, compiono qualche passo indietro rispetto alla marcia trionfale contro il Milan. Segno che la pacchia, dopo aver incrociato i lentoni di Ancelotti, è finita e che per salire i gradini di casa Juve, c'è ancora da mangiare pane duro. Anche Marchisio non se la cava in modo migliore: ammonito viene sostituito dall'attento Ranieri. Ma in attesa della maturità, i baby possono cedere il passo e la casacca a gente tipo Camoranesi e Zanetti che con Trezeguet e Buffon si prepararono a rientrare a metà gennaio.

Quando il gioco si farà particolarmente duro, i duri cominceranno a giocare e ci sarà bisogno di tutti i duri in circolazione a Torino.

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