Tony Damascelli
La festa juventina è già finita. A spegnere le luci ci pensa il capitano. Alessandro Del Piero sveste i panni del bravo ragazzo, la cosa più bella che cè secondo canti dei tifosi romantici, e utilizza il cianuro. Ieri mattina si è presentato agli astanti per dire quanto segue: «Capello aveva detto che a fine stagione avrei dovuto ringraziarlo? E perchè mai dovrei farlo, il merito dello scudetto è di tutti». Concetto già espresso a caldo, domenica scorso a Livorno, subito dopo la conclusione della partita con i toscani, tra balli e abbracci. Ma ha anche aggiunto: «Siamo entrambi grandi professionisti vincenti, intelligenti e disponibili. Io accettando di buon grado una situazione anomala e lui disponibile ad accettare la mia decisione di lavorare in maniera diversa da febbraio in poi». Passando a discorrere del domani di cui non si ha mai certezza Del Piero ha annunciato: «Non ho mai pensato di andare via ma la prossima stagione dovrà essere da protagonista, altrimenti potrei prendere in esame altre soluzioni».
Un paio di precisazioni per i lettori: Del Piero è sotto contratto, riceve ogni 5 del mese lassegno relativo a un ingaggio pari a 8 milioni di euro lordi, è luomo immagine del calcio italiano, il suo spot per lacqua minerale (un veneto che illustra le virtù dellacqua fa specie) sponsor ufficiale della nazionale azzurra, è ormai un cult della pubblicità, gode della tutela di un paio di manager procuratori di perizia internazionale, ha annunciato il proprio matrimonio, è stato il secondo cannoniere della squadra, grazie anche ai calci di rigore; è stato sostituito ventisette volte da Capello, quasi sempre ampiamente giustificate, ha concluso il campionato tra gli urrah dei tifosi e della critica cortigiana che hanno dimenticato in fretta le modeste prestazioni dallo stesso offerte per gran parte della stagione.
Del Piero, come lui stesso ammette, è intelligente, dunque ha capito che aria tirerà il prossimo anno quando Trezeguet sarà a tempo pieno e Ibrahimovic con lui. Non cè trippa per gatti e per passerotti, con Capello non si vive di rendita a meno che qualche sovrano del club, al quale Del Piero è sempre stato nel cuore e nella testa ed è stato portato ad esempio come «luomo che fa gruppo», non ne imponga luso. Escluderei questa ipotesi, gli interessi in gioco sono superiori agli affetti e alle amicizie.
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