Le pietre lanciate per rivolta e i sassi dal cavalcavia

Palestina, tremila anni fa. Un pastorello di nome Davide affronta un gigante di nome Golia. Davide ha una statura normale, mentre Golia è alto più di tre metri e indossa una corazza che pesa 57 chili. Egli è il campione dei Filistei e il terrore degli Ebrei. Tutti hanno paura di lui, tranne Davide, che sa di aver Dio dalla sua parte. Il gigante è pronto a schiacciare Davide come un moscerino, ma il ragazzo fa roteare una fionda e colpisce in fronte il gigante con un sasso che aveva raccolto in un torrente. Quindi lo decapita.
Genova, 1746. Un gruppo di soldati austriaci sta trasportando un cannone per una via del centro. All’improvviso, sotto il peso, un tratto di strada cede. I militari chiedono aiuto ad alcuni presenti, ottenendone un rifiuto. Per vendetta, li bastonano. Uno scugnizzo di nome Giambattista Perasso, detto Balilla, raccoglie una pietra e al grido di «Che linse!», cioè «Oh, la rompo!» (la testa dell’austriaco) scaglia il sasso che dà inizio all’insurrezione contro lo straniero.
Questi due episodi dimostrano che un sasso, un ciottolo, una pietra, nelle mani di un giovane la cui testa è piena di belle idee, può cambiare il corso della Storia, quantomeno segnarne una pagina gloriosa. Lo stesso sasso, nelle mani di un imbecille, di un figlio di papà, di un bullo di periferia dalla zucca vuota, può scrivere una pagina di cronaca nera, può seminare la morte e la disperazione in una famiglia.
Con l’arrivo dell’estate, torna tristemente di moda il lancio dei sassi dai cavalcavia di strade ed autostrade. Il primo caso nel 1996 in Piemonte, a Tortona. Un gruppo di ragazzi lancia alcuni sassi sulle auto che scorrono veloci sotto il ponte: uno di essi colpisce in pieno Maria Letizia Berdini, 31 anni, che muore sul colpo. Giornali e tv ne danno notizia, facendo (indirettamente) il gioco di altri criminali, che quattro giorni dopo per emulazione ripetono il gesto. Da allora sono decine gli episodi di lancio di sassi (anche contro treni e vaporetti), il più grave dei quali a Cassino, dove un masso di 40 chili, lanciato sull’autostrada Roma-Napoli, porta alla morte di un uomo e al ferimento di sei persone.
Sconcertante la difesa di alcuni ragazzi colti in flagranza di reato: «Perché ci portate al commissariato? È solo un gioco, non facciamo niente di male», sconvolgenti le giustificazioni di molti arrestati: «Volevamo provare qualcosa di diverso», «Volevamo movimentare le nostre serate», «Volevamo vedere cosa succedeva».


Mancanza di regole, assenza di riferimenti forti in famiglia, crollo della funzione educativa della scuola, senso di vuoto (anzi di nulla), totale disprezzo del prossimo, oltre che idiozia allo stato puro: questo alla base del fenomeno dei sassi.
Fossi un magistrato solleciterei il ricovero di certe teste vuote in centri di igiene mentale e morale. Non esistono? Creiamoli noi.
mardorta@libero.it

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