da Roma
La richiesta di autorizzazione alla fusione tra Autostrade e Abertis non è ancora giunta sul tavolo del ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro. «Ho letto delle imprecisioni in merito a una mia mancata risposta - ha detto ieri Di Pietro - ma non è possibile rispondere a una non-domanda».
La prima richiesta era stata respinta dal ministro lo scorso 12 luglio per «mancanza di documentazione di supporto». Il giorno successivo il presidente di Autostrade, Gian Maria Gros-Pietro, aveva confermato un impegno immediato per giungere alla stesura di un quinto atto aggiuntivo alla Convenzione del 1997 in tempi non troppo lunghi. «Ci stiamo già lavorando», aveva detto. I punti fissati da Di Pietro per dare il proprio via libera tra i quali listituzione di un fondo vincolato da 2 miliardi di euro sugli investimenti non ancora effettuati e maggiori garanzie sulla corporate governance potrebbero richiedere un allungamento dei tempi.
Allo stesso modo, la nomina dei nuovi vertici Anas (ieri si è insediato il nuovo cda presieduto da Pietro Ciucci) ha influito sulla vicenda. Gli spagnoli di Abertis restano fiduciosi. «Il processo va avanti. Speriamo che lautorizzazione arrivi dopo le vacanze destate», ha sottolineato ieri José Aljaro, direttore finanziario del gruppo iberico che nel primo semestre 2006 ha registrato un incremento dellutile netto del 9% su base annua a 233,8 milioni. Oggi, comunque, il ministro Di Pietro incontrerà nuovamente i vertici di Autostrade per ridiscutere i termini della concessione. Il presidente della società, Gian Maria Gros-Pietro, ha ribadito di essere «disponibile al dialogo». Lapertura include anche la fissazione di un sistema sanzionatorio per eventuali inadempienze sugli investimenti programmati. Autostrade ieri ha segnato un modesto incremento in Borsa (+0,32% a 21,97 euro).
Ben più corposo il rialzo registrato da Impregilo che ha guadagnato il 3,73% a 2,698 euro. Anche in questo caso il ministro delle Infrastrutture ha avuto parte in causa.
Di Pietro: «La domanda ora non cè»
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