Di Pietro e i radicali: due rebus per Veltroni

da Roma

Il Pd sarà solo o no sulla scheda? È presto per saperlo: la manfrina con Antonio Di Pietro, infatti, è destinata ad andare avanti ancora per un po’.
Per l’esattezza, fino a quando Veltroni non avrà capito che intende fare Berlusconi con l’Udc. Perché se il Cavaliere alla fine deciderà di concedere a Casini la sopravvivenza del suo simbolo scudo-crociato, in alleanza con il Pdl, allora anche il Pd avrà la giustificazione per imbarcare il logo di Di Pietro e quel 3-4 per cento di voti di cui i sondaggi lo accreditano: «Va bene lottare come Davide contro Golia, ma non a mani nude...», dicono in casa Pd. Altrimenti, niente coalizione. E così, le mosse dei due antagonisti continuano a restare parallele e speculari.
Stamattina, al loft di Santa Anastasia, Veltroni incontrerà sia la delegazione dei Radicali, guidata da Marco Pannella ed Emma Bonino, sia l’ex pm, ma quest’ultimo non sarà un incontro decisivo, anticipano quelli di Italia dei Valori. Ai primi, il leader Pd reitererà l’offerta già ventilata, magari rimpolpandola un po’: «Ci hanno chiesto tre nomi di donne da candidare, tra cui naturalmente Emma», racconta la segretaria radicale Rita Bernardini. E aggiunge ironica: «La malignità mi fa pensare che forse vogliono le donne da noi per risparmiarle loro, così possono candidare più maschi».
Le pressioni, anche interne al Pd, perché si apra una trattativa vera con i Radicali sono forti: dalla ministra dalemiana Barbara Pollastrini («Se fossero con noi, mi sentirei molto più forte nel condurre le battaglie sui diritti civili e umani, e sulla crescita economica») al ministro della difesa Parisi, che ieri ha messo la questione sul tavolo durante il vertice con Veltroni al loft. Pannella però non ha alcuna intenzione di «regalare» la Bonino come un ambito fiore all’occhiello per le liste Pd. «La nostra proposta al Pd è quella della coalizione - dice lei - se ci proporranno altro staremo a sentire. Ma se la risposta non dovesse essere positiva, quello che è certo è che non andremo in convento».
Di Pietro, intanto, è seccato: «Prima aprono all’intesa, poi ci dicono che non si può fare e che dobbiamo candidarci nelle loro liste, offrendoci venti posti sicuri: ma non è che Walter pensa di potermi prendere per il culo?». E per premere su Veltroni fa trapelare una lettera «riservata» ai suoi: «Prepariamoci a una corsa solitaria, sono pronto a candidarmi anche come sindaco di Roma», il che creerebbe qualche guaio al Pd.
Alla corsa solitaria si prepara davvero, invece, il Partito socialista.

«Il Pd vuole che i socialisti spariscano», denuncia Boselli. E l’idea di un apparentamento «tecnico» con la Cosa Rossa, ipotizzato da Mussi, è rapidamente tramontata: «Non c’è coerenza programmatica», boccia Bertinotti.

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