Di Pietro: «La legge non è una scusa»

Autostrade

Nessuna «scusa spazzatura» contro il progetto di fusione Autostrade-Abertis ma solo il rispetto della legge. Così il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, risponde al Wall Street Journal che, in un articolo del 7 agosto, aveva accusato il governo italiano di adoperare solo delle scuse - la presenza nell’azionariato di Abertis del costruttore Acs - per nascondere il protezionismo del Paese. «In base alla legge italiana - spiega Di Pietro - una concessionaria autostradale non può essere affidata a una società di costruzioni. Mi sembra una ragione ovvia: evitare un conflitto di interessi». Dal momento che la legge è stata applicata in passato, per situazioni analoghe, aggiunge il ministro, «non vedo perché non dovrebbe essere applicata per le aziende spagnole, tedesche o danesi».
«Quello che voglio sottolineare - continua il ministro - è che il governo non ha dato un’opinione sulla fusione ma sul trasferimento della concessione». Scrivere che il governo italiano non vuole vendere alla Spagna «è inesatto».
Intanto, scrive Panorama, sta per partire il risiko per la redistribuzione del potere autostradale in Italia, oggi sparpagliato in 25 società concessionarie. «Sono d’accordo con il ministro delle Infrastrutture, Di Pietro - dice Vito Bonsignore al settimanale - mettiamo mani alle regole partendo dalla riforma dell’Anas, che non può continuare a essere nello stesso tempo concedente, concessionario, controllore, controllato, regolatore e programmatore».

Per l’europarlamentare dell'Udc, titolare delle concessioni per il terzo polo autostradale, con la futura Venezia-Orte «una riforma è necessaria magari restribuendo le competenze tra ministero, la stessa Anas ed una nuova Authority». Stabile ieri il titolo Autostrade (meno 0,18% a 21,9 euro).

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica