Di Pietro: "No ai ricatti dei piccoli"

Il ministro delle Infrastrutture: "Sì al dialogo con il Cavaliere, impossibile governare con i piccoli partiti". Roberto Maroni: "Berlusconi rilanci il dialogo. Quello con Veltroni è l'unico asse anti referendum"

Di Pietro: "No ai ricatti dei piccoli"

Roma - Dalle parole ai fatti: alla ripresa dei lavori dell’Assemblea regionale, l’Italia dei Valori presenterà una mozione di sfiducia contro il governatore Bassolino. «È un controsenso - spiega Antonio Di Pietro - continuare ad affidare il caso dei rifiuti campani a chi lo ha provocato. È come consegnare l’Avis a Dracula».

Se passa la vostra mozione saranno necessarie nuove elezioni, ministro.
«E si vada a elezioni. C’è un commissario straordinario che lavorerà sull’emergenza. In Campania è necessario un ricambio generazionale della classe politica: a Napoli ha sempre prevalso il partito del no, e sarebbe ora che molti facessero un esame di coscienza».

Si riferisce anche a suoi colleghi di governo?
«Certo: l’esame dovrebbero cominciare a farselo il ministro dell’Ambiente Pecoraro e quello della Giustizia Mastella, che da decenni è uno dei leader locali. Non possono tirarsi indietro. Vorrei che in Campania avvenisse una riflessione profonda, come quella che ha portato in Lombardia alla nascita di un trasversale “partito del fare”, nel quale ognuno si mette a disposizione per risolvere i problemi. A Napoli invece ognuno lavora per bloccare gli altri. Per lustri un fiume di denaro è stato disperso in commissioni, ricerche, convegni, comitati, con annessi clientelismi e nepotismi. È ora di staccare la spina, e noi di Italia dei Valori, che in Campania non è mai entrata nel governo regionale o locale, siamo l’unico partito del centrosinistra che si assume questa responsabilità».

Bassolino la accusa di irresponsabilità per la sua richiesta di dimissioni.
«Una simile arroganza è il segno che non si hanno più argomenti. E bene ha fatto il governo a decidere di mettere mano direttamente alla questione: finora i governi se ne sono occupati nell’unico modo consentito dalla Costituzione, che affida alle Regioni lo smaltimento dei rifiuti: hanno messo a disposizione risorse finanziarie e nominato i commissari. È bene che ora si vada a vedere dove è finito quel fiume di denaro, disperso in mille rivoli di clientelismo, inefficienza e sacche di malaffare. E la madornale responsabilità politica è tutta di Bassolino».

Eppure fino a quest’ultima drammatica emergenza il governatore non è mai stato messo in discussione. Come mai?
«Sono rimasto a bocca aperta ieri davanti al Tg1: per loro la notizia era che Bassolino accusava me di irresponsabilità! È evidente che c’è un’anomalia, e che esiste anche a sinistra una casta di intoccabili. La politica dell’apparenza e dell’immagine non è solo il lifting di Berlusconi, ma anche il finto buonismo di tanto centrosinistra».

Ministro Di Pietro, il dibattito sulla legge elettorale sta dividendo i poli e lacerando l’Unione. Cosa ne uscirà?
«La moltiplicazione dei partiti è un danno per il Paese. Quindi ci vuole una legge che la riduca drasticamente, e lo dico da “soggetto a rischio”. Bisogna restituire ai cittadini la scelta di chi mandare in Parlamento, con le primarie o le preferenze. E bisogna creare coalizioni con un’identità programmatica: adesso per fare il 51% si mettono insieme i cani e i gatti, e lo si vede nell’Unione. Con la sinistra radicale nel governo non si riesce a fare nulla: non la Tav, non la Pedemontana, e neppure la barba perché le bombolette di schiuma bucano l’ozono. È meglio che stiano all’opposizione, dove realizzano la loro identità».

Sono i capisaldi del modello su cui Veltroni e Berlusconi cercano l’intesa. Ce la faranno?
«Se avranno coraggio sì, perché loro due da soli sono in grado di fare strike, controllando il 70% dei voti. Capisco che i piccoli strepitino, ma non ci si può lasciare condizionare sempre dai piccoli, che chiedono un dito e poi pretendono il braccio. Lo dico da partito minore: ci vuole l’umiltà di mettersi in gioco. Noi di Idv o riusciremo a diventare un grande partito, oppure confluiremo in un’altra forza politica. Non si può pretendere di vivere di rendita, a scapito della governabilità. Se non riusciranno, meglio il referendum: lo appoggeremo con tutte le nostre forze».

A proposito, quante chance di durare ha il governo?
«Prodi ha le carte per governare, ma non i numeri. Ogni mattina deve contare quanti partiti fanno parte della sua maggioranza, nessuno lo sa più con precisione...

Il problema è il Parlamento, non il governo».

Dunque è pessimista?
«No, realista. Certo di fare più in fretta possibile le cose che ho da fare col mio ministero, e di correre come una lepre. Perché presto arriverà il gatto delle elezioni».

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