Caro Walter,
la tradizione vuole che ogni tanto ti scriva in prima persona. Mentre tu stai a fare l'americano convinto che Obama vincerà (e invece è quasi certo che perda, come sai benissimo anche tu), il sor Di Pietro, quello che nelle figurine Panini compare sul trattore, ti sta fregando il partito. Hai visto che è successo: quello è andato alla festa dell'Unità, che ora si chiama «Conchita Party» per esigenze di modernismo, ha schiacciato la povera Rosy Bindi sotto rete e si è portato via la platea. Con che cosa? Con l'antiberlusconismo da baraccone, quello da tre palle un soldo, venghino, signori venghino che vi presentiamo insieme alla donna cannone coi baffi anche l'ex procuratore in volo libero senza protezione grammaticale. Devi sapere, e spero di non offenderti o metterti in difficoltà, che noi del Giornale facciamo tutti il tifo per te. Non un tifo strumentale, furbesco, paraculetto, ma proprio il tifo. E quando vediamo le tue sortite (alcune tue sortite) ci diamo delle manate in fronte: «No, Walter, questa no, questa non la dovevi fare, questa non la dovevi dire» eccetera.
Il fatto è che siamo una manica di inguaribili democratici parlamentari, ci piace il gioco rude in campo ma fra squadre vere, perché sennò la democrazia si va a far friggere. Abbiamo tanto lavorato in questi anni per dare all'Italia una destra decorosa, da governo, spoglia di orbace e di torbide memorie, e quella destra è piaciuta agli italiani che un tempo non avevano altra possibilità che votare gli attempati neofascisti del Msi o i fragili e inconsistenti, benché eroici, liberali alla Malagodi. La sinistra era un blocco di ghiaccio comunista con piccoli iceberg come appendici.
Poi la prima Guerra fredda (la seconda è in corso, e porterà McCain alla Casa Bianca) è finita, si è fatta l'Europa in modo molto raffazzonato ma meglio di niente, il Pci, come aveva previsto Cossiga, si è squagliato come la Dc, l'operazione Mani Pulite, sviluppo di una operazione americana detta «Transparency» e per nulla trasparente, decapitò la Repubblica e lasciò in piedi soltanto fascisti e comunisti che si erano amnistiati da peccati giganteschi di cui non si parla mai. Avrebbe allora vinto Occhetto con la macchina da guerra, ma il cavalier Berlusconi Silvio scese in campo con tutte le bandiere cadute, compresa quella mia socialista, e fece quel che fece.
A sinistra non è stato fatto ancora nulla. Tornando ad oggi, hai visto su che cosa si compatta il tuo accampamento? Sul rifiuto sdegnato della solidarietà a Prodi sulle intercettazioni per negare solidarietà e legittimità alla legge contro le intercettazioni (io ne sono una celebre e innocente vittima), come se il governo Prodi non avesse presentato una sua legge in proposito. Che cos'è? Va bene incavolarsi quando sono intercettati D'Alema e Fassino, mentre chi se ne frega se intercettano Prodi? Questa sarebbe politica? Andiamo, su. Il fatto è che anche su questo tema l'unica cosa da dire, per tenere insieme una sinistra che è come la maionese impazzita rappattumata con la fecola di patate, è che vi siete riattaccati al tram dell'antiberlusconismo. Dove porta questo tram? Nei prati di periferia della politica dove si perde nelle brume e nei fossati.
Pensi che dica così perché questo è il Giornale della famiglia Berlusconi (come ci viene ricordato un giorno sì e l'altro pure)? Penseresti una cosa sciocca. A Berlusconi, come leader a voi avverso ed avversario, tutto ciò porta solo salute. Agli italiani, come vedi dai voti, non gliene può fregare di meno della teologia antiberlusconiana da esorcisti ossessivi. Non porta voti, non porta politica, ma a te porta disgrazia. Perché il tuo popolo, per tua colpa, non ha un sogno: you didn't have a dream. Non hai creato un sogno per l'Italia, un progetto rivoluzionario. Hai voglia a scimmiottare «Yes we can». But, we can what? Dov'è la ciccia del progetto? Dov'è la nuova Italia che la nuova sinistra propone? Io ti ho attaccato per la scelta di Concita De Gregorio come direttrice dell'Unità, la quale si era presentata con il progetto di un tabloid per casalinghe di sinistra (il «sociale» e il «femminile»), ma che poi ha capito come butta e ha scritto un fondo di presentazione in cui se ne è fregata di rendere omaggio ai predecessori, al fondatore della testata e all'editore, ma ha messo dritta la barra là dove ha potuto subito incassare la standing ovation di Paolo Flores d'Arcais e della sua scaltra banda, di gente che non spaccia sogni essendo incapace di sognare, ma che smercia antiberlusconismo da baraccone agli angoli delle strade.
Quanti italiani li seguono? Come l'albumina: tracce. E l'uomo del trattore (pronto per la battaglia del grano? Spezzerà le reni al governo?) che ha fatto? È salito sul palco con una provvista di palle da fiera acquistate per un soldo ogni tre, e ha colpito il fantoccio rappresentante Berlusconi a suo piacimento. Come dicono a Napoli «Se ne caette 'o teatro»: venne giù il teatro dagli applausi, perché quel tipo di roba (robaccia) è ormai il pasto unico, il sapore unico del palato drogato di un elettorato che non ha altro cibo. E non ha altro perché tu non gli hai dato altro, e perché hai lasciato che Di Pietro ormai ti fregasse direttamente il posto.
Tu fai il fico in Illinois, e quello, il trattorista senza grammatica e senza paura, si proclama sciamano del tuo popolo, gli fa la danza del ventre, poi quella della pioggia, del trattore, cantando la nota nenia che ci canta in continuazione anche alla Camera mentre tu e i tuoi deputati state lì, imbambolati, zitti, perplessi, senza dire né sì né no: e quello, caro Walter, ti sta fregando letteralmente il partito. Lo hai portato in Parlamento, gli hai dato una mano e quello la mano se l'è mangiata. E tu? Un colpo di reni, no, eh? Uno straccio d'idea forte, una botta di identità tutta tua, una sfida di cui poter dire: «Beh, però, il vecchio Walter stavolta ha fatto politica, non politichetta». Invece fai politichetta con la battutella secondo cui l'Alitalia non sarebbe più la compagnia di bandiera ma di bandierina: licenzia subito lo sceneggiatore, il ghost writer, perché poi c'è Ezio Mauro direttore di Repubblica che fa un culo così a Colaninno ponendogli venti volte la stessa domanda: «Perché lei che è di sinistra ha fatto vincere con Alitalia Berlusconi, lui che è il nostro nemico?». Che dobbiamo dire: che è Ezio Mauro a non aver capito, o è il tuo ghost writer?
Il fatto è che Berlusconi non ha vinto: ha stravinto.
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