Di Pietro si accanisce: «È l’arbitro che non fischia il fallo»

Roma«Come al solito il diavolo fa le pentole ma non i coperchi». Antonio Di Pietro se la ride sotto i baffi dopo la bocciatura del Tar. «Ancora una volta, il governo Berlusconi ha fatto una legge raffazzonata, incostituzionale e inutile, giacché non è servita a superare il primo esame di legittimità del primo giudice che se ne è dovuto occupare», ha aggiunto.
Proprio le decisioni antiberlusconiane dei togati sono il miglior antidolorifico per il leader del giustizialismo italiano che ieri ad Arezzo ha avuto un incidente. L’ex pm si è accasciato a causa di un forte dolore al braccio destro causato da un’energica stretta di mano di un militante che ha riacutizzato un dolore al tendine operato di recente.
La giornata si era aperta con le proteste dinanzi al Tribunale di Roma al grido di «Milioni il paninaro». Non un riferimento alla moda giovanile degli anni ’80, ma solo solo il cartello con il quale il coordinatore laziale dell’Idv, il senatore Stefano Pedica, con un panino in mano, ha salutato la presentazione delle liste del Pdl all’ufficio centrale elettorale della Corte d’appello.
Il sarcasmo nei confronti del povero delegato, autore del «pasticciaccio», è solo la punta dell’iceberg. In realtà, le proteste dipietriste si sono dipanate in tutte le direzioni. Di mattina, aspettando i delegati del Pdl, i militanti Idv espongono cartelli con le scritte «bari» e «Napolitano uno di loro». A mezzogiorno il leader corregge il tiro: l’imputato è Berlusconi e non il Quirinale. Nel pomeriggio si rafforza il fronte con Pd, Sel e popolo viola per la manifestazione di sabato contro il decreto. A sera si esulta.
«È stato fatto un fallo grave alla democrazia e alla Costituzione l’altro giorno: ci saremmo aspettati un intervento dell’arbitro per sancirlo», ha spiegato Di Pietro affidandosi a una metafora calcistica. La politica è un po’ come il Bar dello sport. «L’arbitro ha sbagliato, ma tutti noi dobbiamo reagire al gioco scorretto di chi, avendo il pallino in mano, ha preteso di ricominciare la partita perché stava perdendo», ha aggiunto. Manca solo la richiesta della moviola in campo sulla firma dei decreti.
Archiviata la «questione Napolitano», trascurando che fino a poche ore prima ne aveva chiesto l’impeachment, l’ex pm ha fatto ricorso a un altro pezzo forte del suo repertorio: l’attacco a Berlusconi «fascista» e «piduista». L’obiettivo è «creare un fronte di resistenza come successe alla fine del fascismo» per «fermare il piduista Benito Berlusconi» e «costruire la più santa alleanza, prima che sia troppo tardi».
Di Pietro non è univoco. Da una parte porte aperte a Bersani: «L’Idv e il Pd e la società civile, devono fare un’insurrezione democratica affinché i cittadini si possano rendere conto di questo regime». Dall’altra parte i «siluri» verso il Colle: «In Italia l’ipocrisia e la pavidità sono così elevate che si fa finta di non vedere pensando di salvaguardare le istituzioni». L’ex ministro precisa che non si tratta di un attacco a Napolitano, anche per non urtare il suscettibile Pd. Le frecciate a D’Alema fanno pensare il contrario: «Altrimenti dovremmo rivalutare il Nuovo Testamento nella parte in cui si considera negativo il giudizio di Pilato e dire che lui svolgeva quel ruolo e non poteva fare diversamente».
Ieri pomeriggio, infine, riunione a largo del Nazareno per preparare la manifestazione. È lo stesso Pedica a spiegare che non ci sono attriti con il Pd: «È stato il governo a essere irresponsabile».

Mentre i democrat sono convinti di aver riportato l’Idv nell’ovile, sul blog di Di Pietro campeggia un videoeditoriale di Marco Travaglio nel quale si evidenzia che «tutti quelli che partecipano alla porcata sono responsabili» e dunque anche il presidente della Repubblica. Il Pd è avvertito.

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