Roma - Alto, capelli bianchi, corporatura robusta, quello che è ritenuto uno dei responsabili del raid del Pigneto è arrivato in questura alle 11.50 accompagnato dal suo avvocato: indossava una tuta da ginnastica bianca con uno stemma nazionale dell’Italia. Si chiama Dario Chianelli e ora è sotto interrogatorio alla Digos. Si è presentato spontaneamente e accompagnato dal suo difensore, l’avvocato Vittorio Balzani. È stato subito avvicinato da alcuni giornalisti e fotografi e alla domanda se fosse lui l’aggressore del Pigneto, ha risposto: "Io non ho aggredito nessuno, già la domanda è sbagliata. È scritto tutto sui giornali" ha aggiunto, riferendosi all’intervista che ha rilasciato a Repubblica. A interrogare Chianelli sarebbe il pm pm Antonello Racanelli, titolare dell’inchiesta. I reati ipotizzati sono quelli di concorso con ignoti in violenza privata e danneggiamento aggravati. Sempre stando a quanto si apprende l’uomo, terminato l’interrogatorio, dovrebbe rimanere indagato a piede libero.
La politica non c'entra "Lo hanno capito, con la polizia siamo rimasti bene". Lo ha detto Dario Chianelli, l’autore del raid di sabato pomeriggio al Pigneto uscendo dalla questura. "Io quei ragazzi che erano con me non li conosco - ha aggiunto -. L’ho fatto per il quartiere e per una cosa mia personale avevano rubato un portafogli a un’amichetta". A chi gli chiedeva della sua appartenenza politica Chianelli ha risposto: "La politica leviamola di mezzo non mi ha mai interessato. Ho chiarito la mia posizione, quel giorno non c’è stato nessun razzismo, nessuna xenofobia e nessuna questione politica, si è trattato solo di un episodio personale . È tutta una cazzata.
Quello che è accaduto dopo è tutta una cazzata organizzata dai centri sociali e da Pifano. L’ho fatto per lo schifo che c’è al Pigneto: basta andare al commissariato di Porta Maggiore e vedere le denunce fatte dai cittadini".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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