Pil record, ma i poveri aumentano

Economicamente è un Lazio a due marce. Con un Pil pari al +6,5 per cento (l’Italia sta al +3,8) la nostra regione vanta il primato nazionale in termini di crescita del prodotto interno lordo nel 2007. Magnifico. Poi però l’Eures ci fa sapere che, sempre nel Lazio, una famiglia su tre non ce la fa ad arrivare a fine mese. Dunque, delle due l’una: o quei due che se la passano decentemente spendono e spandono o davvero il divario tra il ricco e povero, nel Lazio, è diventato incolmabile, da stato sudamericano.
Ma partiamo dal Pil record, un primato trainato come al solito dai buoni risultati della provincia di Roma (+7,2 per cento), seguita da Frosinone (+5), Viterbo, (+4,1), Rieti (+3,3) e Latina (+2). Il nutrito rapporto Eures 2008 sullo stato delle province del Lazio, è stato presentato ieri mattina a Palazzo Valentini dal presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, dall’assessore provinciale all’Agricoltura Aurelio Lo Fazio e dal presidente del Rapporto Fabio Piacenti. Positivi i risultati dell’economia regionale anche considerando la crescita del tessuto imprenditoriale (+2,9 per cento, a fronte di un +0,3 in Italia), che passa da 370.423 a 381.285 imprese attive. La provincia di Roma continua a presentare l’aumento più significativo (+4,5 per cento; da 235 a 247 mila imprese), seguita da Frosinone (+1,3), Latina e Rieti (+1), mentre una flessione si rileva a Viterbo (-2,8). Elevata, nel 2007, anche la crescita dell’occupazione nel Lazio (+4,4 per cento, passando da 2.122.076 a 2.215.058 occupati, a fronte di +1 per cento in Italia). Anche in questo caso è la provincia di Roma a determinare la buona performance regionale con un aumento degli occupati del 5,6 per cento (da 1.587.740 a 1.676.490), mentre più contenuta è la crescita a Viterbo (+1,6), Frosinone (+1,1), Latina (+0,3) e Rieti (+0,2). Il tasso di occupazione (59,7 per cento) si attesta su un valore superiore a quello medio nazionale (58,7) con uno scarto tuttavia ancora consistente rispetto ai valori del Nord Est (67,6) e del Nord Ovest (66%).
Ma nonostante il buon Pil, il 35,2 per cento dei nuclei familiari del Lazio è definibile come «economicamente marginale». Solo il 7,8 per cento delle famiglie è da considerarsi «agiato» a fronte di un ceto medio che rappresenta il 57 per cento del totale. «Il grande problema del Lazio - spiega l’assessore Lo Fazio - è la distribuzione del reddito che andrebbe riequilibrato a fronte di un’impari distribuzione della ricchezza». Secondo quanto riportato nel dossier la fascia «economicamente marginale» è quella che può disporre di un reddito molto inferiore alla soglia del benessere indicata in media fissata in 2.900 euro al mese (3300 per le famiglie con figli e 3200 per quelle che pagano il mutuo).

Per questo al primo posto delle preoccupazioni espresse dai cittadini laziali c’è quello relativa alla propria occupazione, al secondo posto la perdita del potere d’acquisto con una relativa richiesta ai governi territoriali di sostegno ai salari (espressa dal 36 per cento). Al terzo posto la questione «sicurezza» che è indicata come priorità dal 35,4 per cento delle famiglie.

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