Politica

Pillola abortiva: l’ospedale di Torino è «fuorilegge»

Il comitato etico: «Il Sant’Anna non rispetta il protocollo»

Andrea Costa

da Torino

Fine della storia: il comitato etico regionale ha detto no alla sperimentazione della pillola abortiva Ru 486. Una notizia, un evento. E adesso le polemiche trascinano nel fango anche il ministro della Salute Livia Turco che inopinatamente, non più tardi di qualche settimana fa settimana fa, affacciandosi su un terreno a lei non troppo congeniale (quello delle profezie biomediche), aveva affermato che il protocollo era stato rispettato. Non era proprio così. Anzi, era esattamente il contrario. Le violazioni ci sono state e si sono ripetute nel tempo. Molte donne sottoposte all'interruzione volontaria della gravidanza non sarebbero state informate preventivamente della necessità di rimanere ricoverate in ospedale tre giorni, cosa che è avvenuta per quasi tutte ma non proprio per tutte (soltanto l'83 per cento era stata avvertita). Le precauzioni mediche quindi sarebbero state violate con pericolo per la salute delle pazienti. Ma il giallo è tutt'altro che chiuso, i confini della vicenda appaiono ancora troppo vaghi per potersi dichiarare definiti e non c'è neppure certezza che la Regione staccherà la spina al metodo anticoncezionale e neppure che la Procura prenderà provvedimenti dopo aver aperto un'indagine sul medico responsabile del protocollo, il dottor Silvio Viale. L'ex ministro Storace si era accorto un anno fa che qualcosa di strano stava succedendo all'ospedale Sant'Anna, dove era in atto la sperimentazione e aveva bloccato la terapia suscitanto le ire dell'assessore Mario Valpreda e della presidente Mercedes Bresso, entrambi convinti che i protocolli erano stati rispettati. Ma dopo il pronunciamento del comitato etico, lo scenario sembra cambiato. «Il Comitato - spiega l'assessore alla Sanità - sta esprimendo il parere che parte dalla constatazione che il protocollo di sperimentazione costruito in base alle indicazioni del Consiglio Superiore di Sanità e del ministero della Salute, non è stato rispettato e ciò avrà - aggiunge Valpreda - dei riflessi anche sul significato della sperimentazione». Come dire che i più scettici hanno avuto ragione a dubitare del metodo, non si sarebbe trattato soltanto di una semplice violazione burocratico-formale del protocollo, ma di infrazioni tali da inficiare il significato scientifico della sperimentazione stessa. «In realtà - si è difeso Viale - la sperimentazione era già stata bloccata in estate. A noi non risulta niente di più. Quando avremo in mano la documentazione la valuteremo». Due scuole di pensiero, due correnti: un giallo. Il rischio (o la certezza), è che la sperimentazione fin qui condotta possa essere cancellata e riavviata Qui però si inserisce la polemica politica. An in Regione ha annunciato che invierà un esposto alla procura della Repubblica con le risposte dell'assessore alle interrogazioni degli ultimi mesi. «Nelle risposte alle nostre interrogazioni - ha osservato il consigliere regionale Agostino Ghiglia - l'assessore Valpreda ha sempre sostenuto la regolarità della sperimentazione, stessa cosa ha fatto la ministra Turco in visita al Sant'Anna. E non va dimenticato che la Regione ricorse addirittura al Tar del Lazio contro la decisione dell'allora Ministro Storace di sospendere la sperimentazione per irregolarità sul rispetto del Protocollo. Per questo è pronto un esposto a cui allegheremo le risposte della Regione ai nostri quesiti». Ma c'è chi difende la sperimentazione e non si rassegna al fatto che prima o poi verrà sospesa.

«Il Comitato etico regionale non ha ancora comunicato ufficialmente nulla alla direzione generale del Sant'Anna - ha osservato il deputato della Rosa nel Pugno Bruno Mellano - che rimane l'unica a decidere cosa fare, essendo quello del Comitato un semplice parere».

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