La tanto discussa pillola abortiva, la Ru 486, sta per essere commercializzata anche in Italia, mentre i preservativi entrano nelle scuole superiori di Roma con tanto di distributori automatici. Una rivoluzione etica e culturale che coinvolge la sfera sessuale di donne e giovani. Ma il sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella, rifiuta le iniziative, inutili o pericolose. Tanto che sulla Ru 486 lancia la sua battaglia di trasparenza. «Quella pillola non è sicura. Ci sono state troppe morti sospette e le donne devono saperlo».
Ma il ministro Ferruccio Fazio ne ha annunciato la commercializzazione entro la fine dell'estate.
«Ha solo fatto una previsione sui tempi dell’Aifa, l’ente di farmacovigilanza. Non ci sono divergenze tra noi».
Lei però ha sollevato un problema di sicurezza.
«La casa farmaceutica che produce la pillola ha confermato 29 morti di persone che l’hanno usata».
Come si mette in vendita un farmaco così sospetto?
«Me lo domando anch'io. Infatti ho chiesto un parere tecnico dall'Aifa».
Ma fonti informali dicono che la Ru ormai entrerà nei circuiti di vendita: è già stato stabilito il prezzo.
«Ho già chiesto all'Aifa di rendere pubblica la procedura di approvazione della pillola abortiva. Voglio la massima trasparenza, per far capire alle donne a che cosa concretamente vanno incontro quando scelgono l'aborto farmacologico».
Sente puzza di bruciato?
«Trovo pesante che si proceda come se niente fosse. Inoltre, in queste statistiche di decessi non ci sono dati provenienti da Cina e India, dove la Ru è molto diffusa».
Quindi, secondo lei, le morti sono di più?
«Le donne quando vanno ad abortire sono molto fragili e difficilmente fanno causa se qualcosa va male, un po' per motivi psicologici, un po' per pudore. Anche i familiari sono restii a denunciare il caso se una donna muore. Inoltre si è diffusa la convinzione che abortire in questo modo sia espressione di modernità, di emancipazione».
Così si muore e i medici insabbiano?
«In California sono state smascherate diverse morti sospette solo dopo che il padre di Holly Patterson, una diciottenne deceduta dopo aver usato la Ru, è riuscito a vincere la sua battaglia legale. In un altro caso, il marito di una donna morta a causa della pillola, è riuscito a provare il nesso solo dopo un'autopsia privata».
Ma perché si spalleggia tanto l'aborto farmacologico?
«La mia impressione è che sia un farmaco con una pesante valenza ideologica. E in Italia il suo rischio potrebbe essere valutato in modo meno obiettivo rispetto ad altri farmaci. Invece, non vanno fatte ipoteche ideologiche. Qui c'è di mezzo la salute delle donne».
Cosa ne pensa dei distributori di condom nelle scuole?
«I preservativi si trovano dappertutto. Credo che non sia il modo giusto di affrontare l'emergenza educativa tra i giovani».
E quale sarebbe il modo giusto?
«Aiutare la famiglia a riacquistare la sua capacità educativa che si è fortemente indebolita».
Non sarebbero utili i corsi di educazione sessuale nelle scuole?
«Questa è una visione statalista.
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