Pillole di medicina con uno strano sapore di magia

Luciano Sterpellone in «Nati con la camicia» svela i misteri dei rimedi antichi e moderni

Sono davvero fortunati i bambini «nati con la camicia»? È vissuto davvero un Uomo elefante o un Papa medico? E la cintura di castità è realmente esistita? Sembrerebbero tutte fantasie se non fossero realtà ben documentate dalla storia passata e recente della medicina ufficiale: la «polvere di mummia» o le pietre preziose somministrate per curare le malattie e la ranocchia di vetro quale primo termometro per misurare la febbre. Queste e tante altre storie vengono brillantemente descritte da un medico e storico della medicina, Luciano Sterpellone, nel suo nuovo libro Nati con la camicia (SEI Edizioni, pagg. 145, euro 13).
Accanto ai grandi protagonisti della scienza più vicina all’uomo, accanto ai sorprendenti progressi della medicina, emergono in filigrana fatti singolari, eventi inquietanti, testimoni, sulla base di una rigorosa documentazione storica, del difficile procedere per tentativi, per successi ma anche per errori strabilianti, di questa disciplina.
Medici, pazienti o individui comuni venuti comunque a contatto con la medicina sono stati nel tempo autori e protagonisti di avventure e di pratiche che hanno sfiorato l’inverosimile, che sembrano partorite dalla mente di uno scrittore a dir poco fantasioso: ecco la cura delle malattie a suon di tarantella, il bambino che a due anni conosceva a memoria la Bibbia, l’incredibile storia della pillola anticoncezionale, il cervello di Einstein fatto a fettine, la nascita dei farmaci antitumorali dopo il bombardamento del porto di Taranto, i succhiatori di sangue.
Con la stessa tranquillità con cui oggi ci distendiamo sul lettino della Tac, certi della validità del responso diagnostico, o con cui assumiamo un farmaco sicuri di trarne vantaggio, così i nostri predecessori - dalla preistoria all’altro ieri - si sottoponevano alle terapie più stravaganti nella beata illusione di guarire. Ciò non significa tuttavia che le cose di oggi siano altrettanto evanescenti e aleatorie: la medicina si basa attualmente non più, come ieri, sull’empirismo e sull’immaginazione, bensì su criteri rigorosamente convalidati dalla ricerca e dall’esperimento scientifico, perfezionabili sì, ma certamente non approssimativi: difficilmente gli odierni metodi di diagnosi e di cura verranno del tutto smentiti nei loro princìpi di base.
D’altra parte, le credenze e le pratiche del passato, il più delle volte precarie e non di rado risibili, non sono state tutte inutili, perché da esse sono spesso derivate preziose invenzioni e scoperte: i primi antibiotici furono isolati proprio studiando le muffe applicate dall’Uomo preistorico per guarire le ferite; e la ricerca sui farmaci antitumorali nacque proprio dalle sommarie, affannose prime osservazioni sulle vittime del bombardamento del porto di Taranto nella seconda guerra mondiale.
Luciano Sterpellone ci guida, con il suo stile vivace e accattivante, in questa avvincente e diversa storia della medicina. Patologo clinico, accanto all’attività professionale di medico Sterpellone s’è sempre occupato di divulgazione medica e giornalismo scientifico.

È stato per molti anni collaboratore e conduttore di alcune fortunate trasmissioni scientifiche Rai (Dottore Buonasera, S come salute, Check up) e nel 2001 ha vinto il premio Saint Vincent per la divulgazione medica. È autore di oltre un centinaio di libri, molti dei quali tradotti all’estero, fra cui Le cavie dei lager che ebbe la presentazione di Simon Wiesenthal.

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