Pincio, l’ultima incognita riguarda il danno erariale

Oggi il responso ufficiale della giunta, poi l’alternativa dell’ampliamento del parcheggio di Villa Borghese

Pincio, a grandi passi verso la bocciatura. In Campidoglio si stanno dando gli ultimi ritocchi alla memoria di giunta che verrà approvata oggi. Prima di sera, il verdetto finale.
Martedì la riunione al Ministero dei Beni culturali ha prodotto ciò che tutti si aspettavano: il via libera al Comune di Roma. Anche il Ministro Sandro Bondi si era espresso con chiarezza la scorsa settimana per la salvaguardia integrale della Terrazza del Valadier. Dal Ministero nessun veto al mega-parking. Ma i ritrovamenti archeologici ci sono, devono essere tenuti in considerazione, come pure i vincoli paesaggistici. Questo, in sostanza, il parere espresso dai Comitati tecnico scientifici per i beni archeologici, architettonici e paesaggistici, per la qualità urbana e per l'arte contemporanea. Vale a dire dai vertici tecnici e culturali del Ministero.
La relazione è stata consegnata in serata al sindaco: «Non è assolutamente vero che il parere del ministero è positivo - ha commentato il primo cittadino - Anzi, è molto critico sull’opera, anche se è un parere non vincolante. Tutti gli elementi giuridici raccolti ci portano a lavorare a una soluzione alternativa - ha ribadito ancora una volta Alemanno - Ossia ad aumentare in modo sostanziale i posti auto al Galoppatoio».
Fra il ministro e il sindaco di Roma piena identità di vedute, insomma, anche su questo fronte, visto che Bondi per primo (il 5 settembre) aveva detto: «Occorre porre fine alla svendita di risorse inalienabili, razionalizzando l’esistente, per esempio il Galoppatoio». E ieri proprio Bondi ha confermato: «Sono molto soddisfatto di come abbiamo lavorato, lo abbiamo fatto con senso di responsabilità, con la ricerca di una collaborazione con il sindaco di Roma, attraverso il lavoro delle nostre soprintendenze. Non abbiamo, come altri in passato, preso posizioni ideologiche - ha proseguito il ministro - nè usato due pesi e due misure: quando governano gli altri siamo contro e favorevoli quando governiamo noi. Bensì abbiamo espresso un giudizio di merito basato sul parere dei nostri tecnici, sull’ascolto della società civile, nonché sul parere espresso dei comitati e sulla mia particolare stessa sensibilità». Per il sottosegretario Francesco Giro «il caso è chiuso, non intendo più tornarci sopra. Il parere dei tre comitati è perfetto, riconosco al ministro ancora una volta assoluto rigore e grande capacità di sintesi».
Il discorso di fattibilità del Galoppatoio presumibilmente verrà portato al tavolo di giunta già oggi. Occorrerà ristrutturare la galleria, studiare accessi pedonali da piazza di Spagna e piazza del Popolo. «Un progetto di ampliamento già c’è - osserva Primo Mastrantoni, presidente dell’Aduc - 200 posti in più, destinati ai pullman e agli autobus del Comune. Bisogna però considerare tutta l’area: piazza del Popolo, le Mura Aureliane, il Muro Torto, Villa Borghese. Pensare solo ad ampliare il Galoppatoio significa limitarsi ad accomodare un’area che ha bisogno di ben più profondi respiri urbanistici». Soddisfazione per il presidente romano di Italia Nostra, Carlo Ripa di Meana: «Roma può tirare un sospiro di sollievo dopo una battaglia convulsa, naturalmente attendiamo l’annuncio finale del Campidoglio».
A dire la sua è anche Angelo Bottini, sovrintendente ai beni archeologici: «Dopo i ritrovamenti il progetto da 700 posti auto avrebbe dovuto, in ogni caso, essere modificato. Lo avevamo scritto, ma non lo si è voluto o saputo leggere. La faccenda era ormai diventata solamente ideologica. Non si possono mischiare gli aspetti tecnici con quelli politici».
Resta in piedi il nodo amministrativo-economico. Ossia le penali. I tecnici del ministero hanno ribadito che il 33 per cento dell’area del parcheggio sul Pincio non può essere utilizzata, in quanto è interessata dai reperti archeologici. Ciò comporta la modifica sostanziale del progetto, come dice anche Bottini. A parere di Italia Nostra, a questo punto, l’iter andrebbe ricominciato da capo, con un nuovo bando in base alla normativa europea. In questo modo la soluzione potrebbe essere facilitata. Con la cancellazione dell’appalto in forza al parere del Ministero, come suggerisce anche Sgarbi da Milano.

Oppure riversando il peso delle penali su chi eventualmente ha sbagliato. Ben diciassette sono gli errori della procedura, ricorda Italia Nostra, che ha fornito tutti i dettagli al sindaco. Si vedrà che diranno gli esperti di Alemanno.

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