Pio XII Da Londra altre prove sui silenzi per la Shoah

Nuovi documenti emersi dagli archivi britannici gettano ulteriori dubbi sull’atteggiamento tenuto da Pio XII verso lo sterminio degli ebrei operato dalla Germania nazista. I documenti, che attesterebbero la mancata volontà del Pontefice di condannare apertamente il regime hitleriano, sono stati resi noti dallo storico Giuseppe Casarrubea, specializzato nella ricerca negli archivi inglesi di Kew Gardens.
In particolare, un telegramma del 19 ottobre 1943, che riferisce dell’incontro tra Papa Pacelli e l’incaricato d’affari statunitense presso la Santa Sede, Harold Tittmann, descrive un Pio XII che, invece di indignarsi per la deportazione degli oltre mille ebrei romani avvenuta il giorno prima dalla stazione Tiburtina, si mostra in forte ansia a causa delle «bande comuniste che stazionano nei dintorni di Roma».
Il Pontefice sottolinea, inoltre, che fino a quel momento i tedeschi avevano rispettato la Santa Sede. Un altro documento, datato 10 novembre 1944, illustra invece un colloquio intercorso tra Pacelli e l’ambasciatore britannico D’Arcy Osborne. Il confronto avviene proprio nei giorni in cui le truppe delle Ss, al comando di Adolf Eichmann, massacravano oltre 400mila ebrei ungheresi.


Ma l’ambasciatore inglese riferisce al ministro degli Esteri, Anthony Eden, che il Papa, rispetto al suggerimento di diffondere un appello sul «maltrattamento degli ebrei in Ungheria», si era difeso dicendo di non aver deciso e che «in ogni modo», la sua condanna sarebbe stata «anonima».

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