Pio XII, è scontro Israele-Vaticano

La durissima polemica sulla beatificazione di Papa Pacelli. L'accusa: "Non ci sono prove che il Pontefice abbia fatto qualcosa contro l'Olocausto". Il ministro Herzog: "Canonizzazione inaccettabile". Il Vaticano: "Non vogliamo ingerenze"

Pio XII, è scontro Israele-Vaticano

Roma - È un attacco durissimo contro la Santa Sede e contro il Papa quello che arriva da Gerusalemme: Isaac Herzog, ministro per gli Affari sociali del governo israeliano, ha infatti bollato come «inaccettabile» l’intenzione di beatificare Pio XII, definendola «uno sfruttamento dell’oblio».

Il ministro, che ha anche l’incarico dei rapporti con le comunità cristiane, annunciando che nelle prossime settimane potrebbe essere promulgato il decreto sulle virtù eroiche di Eugenio Pacelli, ha sparato ad alzo zero nel corso di un’intervista pubblicata dal quotidiano Haaretz: «Durante il periodo dell’Olocausto – ha detto Herzog – il Vaticano sapeva molto bene quello che stava accadendo in Europa». E ha aggiunto: «Non c’è ancora nessuna prova di alcun provvedimento preso dal Papa, come avrebbe dovuto suggerire la statura della Santa Sede. Il tentativo di canonizzarlo è uno sfruttamento dell’oblio e una mancanza di consapevolezza. Invece di agire in base al versetto biblico “Non coopererai alla morte del tuo prossimo”, il Papa è rimasto silenzioso e forse ha fatto anche di peggio».

Parole molto pesanti, che arrivano dopo il tentativo fatto la settimana scorsa dal presidente Shimon Peres di placare gli animi, e dopo il grave episodio dell’immagine di Benedetto XVI sovrastato dalla svastica apparso su «Yalla Kadima», il sito Internet dei sostenitori del partito guidato dal ministro degli Esteri Tzipi Livni, possibile futuro premier. Il ministro laburista è il figlio di Chaim Herzog, presidente di Israele dal 1983 al 1993, e omonimo nipote di Isaac HaLevi Herzog, Gran rabbino ashkenazita di Gerusalemme, prima in Palestina e poi, dopo la fondazione, nel nuovo Stato. Proprio lui, il nonno del ministro, il 9 ottobre 1958, al momento della morte di Pio XII, dichiarò pubblicamente il suo cordoglio con le seguenti parole: «La morte di Pio XII è una grave perdita per tutto il mondo libero. I cattolici non sono i soli a deplorarne il decesso». Mentre in quelle stesse ore, dagli Stati Uniti dov’era in visita, l’allora ministro degli Esteri Golda Meir dichiarava: «Quando il martirio più spaventoso ha colpito il nostro popolo, durante i dieci anni del terrore nazista, la voce del Pontefice si è levata in favore delle vittime... Noi piangiamo la perdita di un grande servitore della pace».
Ora, il nipote ministro smentisce l’autorevole nonno e altri tra i padri dello Stato d’Israele, con toni da battaglia che rischiano di creare un incidente diplomatico. La sortita appare infatti come una vera e propria pressione nei confronti della Chiesa cattolica. La scorsa settimana, il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, aveva detto: «In questa situazione non è opportuno cercare di esercitare pressioni sul Papa in un senso o nell’altro».
Di «ingerenza» parla il postulatore della causa di beatificazione, il gesuita Paolo Molinari, il quale parla di tentativi «di sovvertire la Storia» e ricorda che i processi di canonizzazione sono «un affare interno» della Chiesa cattolica. «Stupisce – ha dichiarato Molinari - che un ministro dello Stato di Israele faccia un intervento con cui si ingerisce in un affare che, per sua natura, è un affare interno alla Chiesa cattolica». Il postulatore si dice altrettanto stupito per l’affermazione di Herzog secondo la quale non vi sarebbe «alcuna testimonianza» di passi concreti fatti da Pio XII in difesa degli ebrei, ricordando come il ministro sia smentito da prove e citazioni di segno contrario, tra cui le molte affermazioni di autorevoli esponenti del mondo ebraico. «Il ministro Herzog abbia la correttezza - ha aggiunto il postulatore – di andarsi a leggere ciò che dicevano le autorità israeliane dopo la guerra e al momento della morte di Papa Pacelli».

Padre Molinari spiega infine di essere in possesso di molti documenti, tali da non lasciare più dubbi sul ruolo positivo giocato da Pio XII durante il periodo delle persecuzioni naziste contro gli ebrei, di fronte ai quali la targa che lo denigra, posta nel museo dello Yad Vashem

di Gerusalemme, si conferma come una «dichiarata falsità», criticata dal grande storico inglese di origini ebraiche sir Martin Gilbert, «che si è recato appositamente, a suo tempo, in Israele per chiederne la rimozione».

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