Capolavoro della letteratura d'infanzia - dalla cui tematica mediamente piagnona si distacca per l'allegro inno all'indipendenza degli «under». Telefilm di culto della tv svedese giunto con grande successo anche da noi nei primi anni Settanta e oggi simbolo della fin troppo mitizzata tv per ragazzi che non c'è più. Colorata icona di una via un po' hippy e un po' ironica di concepire l'età dell'incanto e della meraviglia. Chi non conosce Pippi Calzelunghe, la bambina svedese tutta trecce e lentiggini che se ne frega delle convenzioni e dell'educazione, ha per coinquilini un cavallo e una scimmia, per amici due amici fin troppo a modo che guida nel mondo della sua follia e una riserva infinita di risorse? Nata dalla fervida fantasia di Astrid Lindgren, che la creò per intrattenere la figlia allettata da una malattia, Pippi sbarca ora in teatro con una produzione del Teatro di Roma che ha debuttato giorni fa al teatro Argentina, prima tappa di una tournée tutta romana che porterà lo spettacolo - dopo la prestigiosa location iniziale, nei teatri di cintura Quarticciolo e Tor Bella Monaca e al teatro India. Lo spettacolo nasce da un'idea di Gigi Proietti, che avrebbe voluto realizzarlo per il Brancaccio, che dirigeva fino a qualche tempo fa. Proietti ha coinvolto nel progetto tutta la famiglia: la moglie Sagitta Alter, guarda caso svedese e coautrice con la figlia Carlotta Proietti della versione italiana, e l'altra figlia Susanna, autrice della fantasiosa rielaborazione scenica e dei colorati costumi. La regia invece è di Fabrizio Angelini, che firma anche le coreografie, mentre l'adattamento teatrale è di Staffan Götestam. La versione teatrale punta molto sul legame tra Pippi e il padre, il pirata che nei telefilm è sempre assente. E risolve questo rapporto in favore dell'emancipazione e della libertà dell'infanzia, messaggio forte in un Paese come il nostro dove il mammonismo trionfa tuttora. Ma guai a pensare a uno spettacolo che sdottora sociologia da quattro soldi: si tratta di un rutilante succedersi di invenzioni sceniche, quadri acrobatici e pezzi di bravura. Tra i quali primeggia naturalmente la protagonista Pippi, interpretata dalla ventiquattrenne Eleonora Tata, costretta ad abbonarsi due terzi dell'eta per riscoprire il suo lato più bimbesco, che sceglie di non partire con il padre per una delle sue scorribande senza tempo, ma resta a Villa Villacolle, la spettrale residenza di campagna dove lei vive in compagnia del signor Nillson (la scimmietta), di Zietto (il cavallo) e con una corte di amici (primi tra tutti i fedeli Tommy e Annika), nemici (due ladri da commedia slapstick) e comparse che lei tratta indifferentemente con lo stesso cocktail vincente di candore, genialità e anticonformismo. Una folla di colorati complici di follia che nello spettacolo di casa Proietti è interpretata da una folla di performer protagonista di una serie di happening assolutamente trascinanti. Pippi Calzelunghe è uno spettacolo godibilissimo, cento minuti di fantasia sfrenata che lo rendono gradito al pubblico giovane al quale è principalmente diretto, ma anche all'inevitabile popolo degli accompagnatori adulti. Tra i quali - è inevitabile da un punto di vista anagrafico - tanti genitori che hanno così l'occasione di rievocare i pomeriggi passati davanti alla televisione ad attendere la musichetta che ancora tutti hanno in testa e che fa: «Ecco sono qui/pippi Calzelunghe così mi chiamo/ sono sicura che/una come me non c'è stata mai...».
Affiatatissimo tutto il cast, che ha l'aria di divertirsi un mondo sul palco: con la Tata ci sono Emiliano Geppetti, Alessandro Salvatori, Alessio Conforti, Alice Lussiana Parente, Altea Russo, Maurizio Palladino, Chiara Costanzi, Andrea Gherpelli, Enrico D'Amore e Alex Mastromartino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.