Milano - D’accordo, il cast è inattaccabile. Dalla a di Al Bano alla zeta di Zero Assoluto, Pippo Baudo è riuscito a quadrare il cerchio sanremese, infilando in venti nomi tutti gli ingredienti che da cinquantasette anni si richiedono al Festival: talento, carriera, spessore artistico, valori tradizionali, persino una spruzzata di glamour. Sulla carta, una partenza col botto. E proprio con la carta alla mano è partito ieri pomeriggio tardi Pippo Baudo, quando nel bel mezzo del suo spazio a Domenica in, ha aperto una busta e ha iniziato a snocciolare i cantanti che saranno in gara dal 27 febbraio al 3 marzo all’Ariston. Gessato grigio, busta bianca: sembrava un notaio. A voler sottilizzare, ha ceduto all’entusiasmo annunciando il ritorno di Milva, che canterà una canzone (testo di Giorgio Faletti) con un titolo che la dice tutta: The show must go on, lo spettacolo deve continuare.
Se proprio non se ne può fare a meno, allora riecco Al Bano, con il suo bel bagaglio autobiografico visto che le parole di Nel perdono sono di suo figlio Yari, la musica è dell’amico Renato Zero e forse il significato ha un nonsoche di dichiarazione matrimoniale.
D’altronde la famiglia, la memoria, i valori imprescindibili, sono tra i fili conduttori di questo Festival ed è inutile riferirsi solo a Robi Facchinetti dei Pooh che prova a dare ossigeno alla voce di suo figlio Francesco cantando in coppia una canzone che per loro è un ossimoro: Vivere normale. Né conta sorridere di nostalgia vedendo in lista anche i fratelli Bella, ossia Marcella e Gianni che minacciosamente canteranno Forever (per sempre). Persino Paolo Rossi, uno politicamente molto allineato ma solitamente fuori dagli schemi artistici, rientra nel gioco perfetto del Baudillo presentandosi nel tempio dell’effimero (lui, proprio lui) con un testo inedito di Rino Gaetano prodotto da Claudia Mori: In Italia si sta male. Qualche volta di sicuro l’ha pensato anche Fabio Concato, voce angelica che talvolta è caduta in depressione e che ora tenta il ritorno con Oltre il giardino. Comunque, tanto che Pippo sillabava i nomi del cast di fianco ai bravissimi Paolo Buonvino, Patrizia Ricci e Dario Salvatori della commissione artistica, tutto sembrava così perfetto che non fa neppure sorridere il suo commento: «È stato un lavoro faticoso scegliere 20 cantanti invitati per un Festival che deve essere un passo avanti rispetto al passato e deve offrire un panorama della musica moderna italiana». E vabbè. Se proprio si cerca lo choc, bisogna scavare nelle candidature bocciate. Tra loro spuntano quelle di quattro premi Nobel o aspiranti tali: Rita Levi Montalcini, Margherita Hack, Alda Merini ed Edoardo Sanguineti, tutti autori di brani presentati alla commissione. Ma forse è Meglio così, come canterà swingando il delizioso Johnny Dorelli che, quasi cinquant’anni dopo Nel blu dipinto di blu, festeggerà qui la sua rinascita di cantante. A dire il vero, c’è qualcuno che, almeno in Italia, festeggerà più semplicemente la nascita artistica: Piero Mazzocchetti. In Germania, dicono, è quasi una star, qui boh.
Chi ci prova è Leda Battisti, gran voce ma repertorio un po’ zoppicante. Oppure gli Stadio, Tosca, Antonella Ruggero, Paolo Meneguzzi, l’inossidabile Mango e soprattutto Nada, ecco. Dopo un lungo esilio volontario, trascorso sotto le ali delle etichette indipendenti, è lei, così ribelle e così visionaria, la vera incognita di questo Festival e una delle papabili al premio della critica insieme con Amalia Grè. Chi invece si contenderà il premio del mercato discografico saranno gli Zero Assoluto, i Velvet, Simone Cristicchi e Daniele Silvestri, autentici catalizzatori del gradimento adolescenziale.
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