Roma - «Arrestatemi subito, ora mi rendo conto di quello che ho fatto, voglio pagare con la prigione, non li voglio i domiciliari». Il giorno dopo aver falciato e ucciso due ragazze irlandesi che attraversavano sulle strisce, mentre correva ubriaco al volante sul Lungotevere di Roma, Friedrich Vernarelli grida a suo padre Roberto e al suo legale il suo disperato pentimento. E chiede al gip (che deciderà stamattina) di accogliere la richiesta di custodia cautelare presentata ieri dal pm.
Anche il padre Roberto, ex presidente (e neocandidato) del XVII municipio di Roma, concorda con la scelta di Friedrich di accettare le sue colpe. Una scelta che «per alcuni versi l’ha un po’ sollevato», spiega Roberto Vernarelli, in ansia ancora ieri mattina per le condizioni mentali del figlio, che accennava al suicidio. «Ho parlato ancora con lui di quello che è successo, ma è ancora sotto choc», continua il padre. «Gli ho chiesto di assumersi ogni responsabilità, di rinunciare agli arresti domiciliari, lui era assolutamente d’accordo. Anzi, ha immediatamente chiamato l’avvocato per dirgli che vuole andare subito in galera. Non è stata una scelta facile, né per lui né per me, ma se si hanno degli ideali e ci si crede non si può far finta di niente quando ci si trova a confrontarsi con la realtà se ti capita una cosa del genere».
«Spero che sia da esempio a chi in queste ore parla soltanto», aggiunge Vernarelli. Un riferimento indiretto alle accuse lanciate a caldo da qualche politico. Che diventa esplicito quando il padre replica a Veltroni, che aveva definito «inaccettabile» la concessione dei domiciliari a Friedrich. «Non accetto lezioni da Veltroni, uno che ha sulla coscienza, quando è stato sindaco di Roma, migliaia di morti e di feriti a causa delle buche nelle strade della città». Proprio recentemente Vernarelli, come responsabile «Enti locali e municipi» per «La Destra», aveva criticato l’ex sindaco per la situazione di pericolo di un sottopassaggio, proprio sul Lungotevere.
Ma le polemiche restano sullo sfondo. A occupare i pensieri di Friedrich e di tutta la sua famiglia c’è solo la tragedia che ha colpito le due ragazze, Elizabeth Ann Gubbins e Mary Clarke Collins, di 28 e 29 anni, giura Roberto. Che ieri ha inviato le condoglianze all’ambasciata d’Irlanda a Roma, chiedendo «perdono» ai familiari delle giovani vittime. Superato in parte lo stato di confusione in cui si trovava, ora Friedrich si ritrova disperato: «Sono amareggiato e distrutto per le ragazze, per me, per il mio futuro», sospira. Ma almeno comincia a ricordare qualcosa di quei terribili momenti. E conferma quanto raccontato dall’americano che ha assistito alla tragedia: il ragazzo non era solo in macchina. «C’erano due persone con me, ma non so chi fossero, non lo ricordo». Il padre di Friedrich annuisce: «Sì, l’ha detto anche a me. Aveva conosciuto, forse in un locale, due ragazzi che parlavano inglese, hanno fatto amicizia e alla fine gli hanno chiesto un passaggio. Evidentemente era uno di loro quello che il testimone dice di aver visto fuggire a piedi dopo che l’auto ha travolto le ragazze». La presenza dei passeggeri potrebbe permettere di capire qualcosa di più sulla dinamica di quello schianto, visto che Friedrich è ancora confuso: «Non ricordo nulla di quello che è accaduto dopo l’incidente». Ma per il padre quella testimonianza è irrilevante. «La colpa è di chi guida, conta poco chi fosse con lui in macchina secondo me, e anche secondo Friedrich», racconta sfinito.
Così, anche se il suo legale Giovanni Marcellitti ieri contestava l’ipotesi-carcere, ritenendo «tecnicamente adeguati» i domiciliari, padre e figlio hanno deciso. «L’avvocato fa il suo lavoro - taglia corto Roberto - ma nella vita bisogna fare delle scelte: domattina (oggi, ndr) Fredrich dirà al Gip che lui rinuncia ai domiciliari».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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