Gite scolastiche annullate perché le bambine musulmane di 8 anni non possono restare a dormire fuori casa. Poesie in arabo da mandare a memoria. Cappellini anti-Israele. E poi il presepe con la moschea, le mamme in burqa, il Ramadan... La scuola statale Carlo Pisacane, al Prenestino, è balzata di recente agli onori della cronaca: 90 dei 100 iscritti alla materna sono stranieri. Stessa proporzione alle elementari. Ma il prossimo anno la Pisacane rischia di segnare un altro record. Quello di prima scuola pubblica sul territorio nazionale a non avere neanche un alunno italiano. La scadenza delle iscrizioni è il 28 febbraio, le mamme italiane minacciano seriamente di segnare i figli altrove. Venerdì le ha ricevute il sindaco Alemanno. Lassessore Laura Marsilio ha concordato con la Direzione regionale scolastica la redistribuzione degli alunni stranieri nel VI municipio. Ma lì alla Pisacane no, indietro non si torna. La direttrice, già in prima fila contro il decreto Gelmini, non ha intenzione di tornare sui suoi passi: se le famiglie italiane vogliono andare via, affari loro. A spalleggiarla il minisindaco del VI Municipio, Palmieri, Pd: no al tetto nelle classi. In settimana è prevista laudizione alla commissione cultura della Camera. Potrebbe essere lultima spiaggia.
Flora Arcangeli, portavoce del comitato mamme, racconta lincontro con Alemanno e la Marsilio. «Il sindaco si è complimentato per il nostro impegno. Ci farà parlare con la Gelmini, dando seguito alla lettera che abbiamo inviato al ministro. E lassessore Marsilio ha promesso gli scuolabus, per agevolare gli scambi da una scuola allaltra e riequilibrare gli stranieri». Se alla Pisacane non cambierà niente, la Arcangeli è certa: «Porteremo i bimbi via. Lo decideremo prima del 28 febbraio, non si può aspettare lultimo giorno». E se il rapporto tra bimbi italiani e stranieri in classe funziona, «il problema - prosegue la donna - è che non si frequentano fuori scuola e non fanno le gite. Lo scorso anno la 4a doveva andare a Ferrara. Allultimo la quota è schizzata da 170 a 500 euro per coprire le rette delle bimbe musulmane che non possono passare la notte fuori casa finchè non si sposano». La Arcangeli racconta anche di tre mamme che «venivano a scuola in burqa nero, e i bambini si spaventavano». Spiega che «le maestre dicono ai bimbi di non mangiare il prosciutto», e che «il problema in generale è che la dirigenza esalta ogni aspetto della cultura musulmana».
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