da Roma
Gli ergastoli al processo per lassassinio di Marco Biagi e poi gli arresti dei fiancheggiatori sono un «successo decisivo». Il ministro dellInterno Giuseppe Pisanu non vuole cedere a trionfalismi e, soprattutto, non vuole dare limpressione che le indagini sul terrorismo siano finite. Ma non nasconde la soddisfazione per le ultime notizie arrivate da Pisa. «Non è ancora il caso di cantare vittoria, ma non cè dubbio che con gli arresti la Polizia di Stato coglie un altro successo di importanza decisiva nella lotta alle Brigate rosse», ha detto il responsabile del Viminale commentando a caldo gli arresti. «Questo risultato - ha ricordato Pisanu - giunge a pochi giorni di distanza dalla condanna all'ergastolo degli assassini di Marco Biagi e conferma limpegno incessante del governo, delle forze dell'ordine e della magistratura contro le Brigate rosse ed ogni forma di terrorismo, interno ed internazionale».
Lepicentro delle attività dei nuovi terroristi rossi si conferma la Toscana e il particolare non sfugge ad Altero Matteoli, ministro dellAmbiente ed esponente livornese di An. «Le forze dell'ordine hanno ottenuto oggi un successo importantissimo nella lotta al terrorismo e alle brigate rosse», ha commentato subito dopo larresto dei presunti terroristi. «Purtroppo devo constatare - ha proseguito - che ormai la Toscana non è più solo un crocevia di brigatisti, ma è diventata una vera e propria base stabile. Per questo rivolgo un appello a tutte le istituzioni locali affinché collaborino unite per combattere ogni forma di terrorismo radicata sul territorio».
Ieri è stata una giornata di testimonianze anche per laltro importante processo sulle Br, quello per luccisione di Massimo DAntona. Il presidente della regione Campania Antonio Bassolino, chiamato a testimoniare nellaula bunker del carcere di Rebibbia a Roma, si è augurato che «anche questo processo si possa concludere, come a Bologna, con una sentenza decisamente netta». DAntona era consulente del ministero del Lavoro quando il dicastero di via Flavia era guidato da Antonio Bassolino. «C'è un unico filo rosso - ha osservato lesponente Ds - ad unire gli omicidi di Biagi e DAntona. Il terrorismo ha inteso colpire due riformisti, due intelligenze del diritto del lavoro». Per Bassolino «le Brigate rosse sono politicamente sconfitte, ma non bisogna abbassare la guardia. Non credo che il brigatismo sia un pericolo per la democrazia, ma di certo continua ad essere un pericolo per la sicurezza, e questo processo dimostra che anche nellattuale contesto storico possano ancora accadere cose orribili».
Anche Franco Bassanini, esponente dei Ds ed ex ministro alla Funzione pubblica, ha ricordato il caso DAntona e ha sottolineato come i terroristi abbiano voluto colpire un riformatore. «Rimasi colpito dal testo della rivendicazione dellomicidio.
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