È contro l’Ambrogino d’oro all’ex terrorista Sergio D’Elia, oggi segretario di Nessuno Tocchi Caino (l’associazione che si batte contro la pena di morte). Ma è meno definitivo con gli Indignados. O almeno, distingue tra violenti e non violenti. Eccolo il sindaco Giuliano Pisapia (nella foto), convinto a impedire la benemerenza a un condannato a 30 anni di reclusione per banda armata.
«Non è una scelta mia» sostiene il sindaco a proposito della candidatura di D’Elia (proposto dai Radicali) rispondendo all’appello fatto dal coordinatore lombardo dell'Associazione italiana vittime del terrorismo, Antonio Iosa.
«Io - continua il sindaco - però, ho un solo diritto, quello di porre un veto a certe assegnazioni e Milano può star tranquilla che le mie decisioni saranno un segnale importante, qualora ci fosse una decisione tesa a dare l’Ambrogino d'oro a chi non se lo merita. Prima devo rispettare le decisioni dell'ufficio di presidenza del Consiglio comunale, poi l'ultima parola è mia e credo che l'ultima parola sarà un segnale per la città». La linea sembra chiara: tolleranza zero (e tanto meno un riconoscimento per meriti) al terrorista che, tra l’altro, fu complice dell'omicidio dell'agente Fausto Dionisi, avvenuto per mano di alcuni militanti di Prima Linea, durante un tentativo di evasione dal carcere fiorentino delle Murate, il 20 gennaio 1978. dai contorni meno nitidi la posizione di Pisapia sul capitolo Indignados. «A Milano, io sono tranquillo» sostiene il sindaco in merito a un ipotetico innalzamento della tensione anche nel capoluogo lombardo, dopo gli scontri di Roma. «Gli Indignados - continua il sindaco - hanno fatto manifestazioni, che posso condividere o non condividere, i cui temi sono reali e sono quotidiani. Sono la vita di tanti giovani che non hanno né presente, né futuro, rispetto al lavoro e al tema della casa, però sono state manifestazioni pacifiche come voleva essere pacifica la manifestazione di Roma. Pochi delinquenti hanno rovinato una grande manifestazione pacifica e pacifista».
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