Coppie di fatto, famiglie gay, testamento biologico. Giuliano Pisapia non nasconde opinioni, progetti e programmi che immagina per Milano, tutti in contraddizione con gli insegnamenti della Chiesa cattolica. Eppure il candidato sindaco del centrosinistra protesta contro le senatrici del Pd Emanuela Baio e Maria Pia Garavaglia, oltre che con l’Udc e gli altri centristi del Pd che lo ritengono un candidato incompatibile: «Non posso accettare che dal centro si dica che io non sono un punto di riferimento per i cattolici perché non è vero». Lui annuncia per dicembre una costituente per il programma con il Pd e gli altri partiti ma non esclude una lista civica Pisapia: «Non mi piacciono le liste personali ma se ci sarà una richiesta da persone che vogliono impegnarsi non nei partiti, non chiudo alla possibilità».
Racconta la sua idea della famiglia: «Propongo il registro delle unioni civili a prescindere dagli orientamenti sessuali, come previsto dalla convenzioni internazionali e come è stato sancito dai Tar. Milano sarà la capitale dei diritti civili e sociali». Cita il sindaco Sergio Chiamparino e il Comune di Torino che ha approvato il «testamento biologico». Registro civile per i gay? Lui dice di sì e spiega: «Più che di coppie di fatto parlerei di famiglie, scelte affettive di persone che scelgono o sono costrette a non sposarsi, famiglie allargate. Il matrimonio è una possibilità ma non è un dovere, quelle delle coppie gay sono scelte che vanno rispettate».
Spiega di avere tra i suoi interlocutori l’Opera san Vincenzo e l’Opera San Francesco, don Gino Rigoldi: «Ascolto e mi confronto con tutti. Non parlo con i partiti ma con gli elettori». Resta il fatto che per l’area moderata del centrosinistra è un “rospo” difficile da mandare.
Nel Pd è allarme anche per le prime analisi dei flussi elettorali delle primarie. Il “Termometro politico”, che ha monitorato i 67.500 votanti, rivela che il 33% degli elettori del Pd ha votato Pisapia. Come commenta il consigliere regionale Giuseppe Civati, «Pisapia ha preso una fetta molto significativa del Pd: l’elettorato si è diviso a prescindere dal partito». Come dire che non ha ascoltato le indicazioni dei vertici.
Il voto delle primarie si conferma di elite: a esprimersi è stata la cerchia delle Navigli mentre l’appuntamento è stato disertato dalle periferie. Pochissimi i giovani (12%). I dati di Termometro politico spiegano che si tratta di un campione poco rappresentativo anche dal punto di vista della scolarità: il 51% è laureato (contro una media nazionale del 12%) e solo il 12% dichiara istruzione elementare o media (contro un dato nazionale del 49,5 %). Tra i votanti prevalgono impiegati (28%) e pensionati (25%).
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