«La pista riscaldata? Costi eccessivi per l’Italia»

«La pista riscaldata? Costi eccessivi per l’Italia»

Claudio De Carli

da Milano

Più di trecento macchine spazzaneva in azione, altrettanti uomini. Piste, vie di rullaggio e piazzole ripulite più volte, finito il lavoro in testa, l’ultimo tratto era già coperto, alla fine la resa: Linate e Malpensa chiusi, riaprono questa mattina alle sei, ha vinto la neve. «Nevica da oltre 36 ore e le previsioni dicono che saranno almeno 48 - spiega il comandante Marco Alberti, direttore esecutivo Sea -. Una nevicata di queste proporzioni non sarebbe stata sconfitta neppure con una pista riscaldata». Peraltro riscaldare una pista significa chiusura dello scalo per almeno tre mesi con un investimento giustificato solo da una percentuale annua sensibile di nevicate. L’ultima che si ricordi abbia fatto chiudere Linate è del dicembre 2001, subito dopo un vento gelido portò la temperatura sotto i 15 gradi ghiacciando tutto. Sea ribadisce che i metodi che utilizza per eliminare la neve sono identici a quelli usati negli aeroporti dove il fenomeno è più intenso: «Anche in Canada o a Mosca una perturbazione di queste dimensioni avrebbe portato alla chiusura - commenta Osvaldo Gammino, rappresentante delle compagnie aeree di Linate. Qui si usano pale, lame, soffianti, la pulizia della pista ha una sua liturgia, i programmi di snevamento usati a Detroit e Chicago, sono gli stessi con i dovuti distinguo di mezzi e uomini a disposizione - precisa Gammino -. Ci sono delle regole che per motivi di sicurezza non possono essere evase, come la presenza di montagne di neve ai lati della pista, pericolosi perché un aereo potrebbe urtarli. La pulizia di una pista deve essere identica a quella delle vie di rullaggio per non creare scompensi agli aerei in transito. Riteniamo che gli equipaggi di Linate e Malpensa siano all’altezza del compito, giovedì sera siamo riusciti a tenere Linate aperto, i passeggeri atterravano ma poi avevano difficoltà a raggiungere il centro città in automobile».
Malpensa prima della chiusura aveva ridotto i movimenti a due all’ora. A Linate in un primo tempo era stata prevista la ripresa del traffico alle 18, ma nella riunione pomeridiana del Comitato di crisi è stata decisa la chiusura definitiva: «Neppure l’intervento della Protezione civile e di tutti i mezzi a disposizione nel Nord - dice il comandante Andrea Artioni, ex capo in torre di controllo a Linate -, avrebbe risolto la situazione».

Sebbene Enav abbia reso noto che i radar e tutte le infrastrutture di navigazione sono sempre stati regolarmente funzionanti, gli scali erano sottoposti a continue interruzioni, la pulitura di una pista è una operazione di circa 45 minuti per Linate, oltre l’ora per Malpensa. Finita l’operazione entra in funzione lo «skiddometro», un’auto che indica il coefficiente di frenata, sempre a traffico chiuso: «Troppe interruzioni, meglio chiudere e non illudere i passeggeri».

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