Nel Seicento una donna dalla spiccata capacità artistica venne violentata da un pittore noto ai più per le buone maniere. Decise di denunciarlo e quel processo per stupro rappresenta oggi uno dei primi documenti ufficiali in materia: quella donna si chiamava Artemisia Gentileschi, era figlia d'arte (suo padre era pittore) e non esitò a puntare il dito contro Agostino Tassi. Di quella terribile esperienza restano oggi le violente immagini delle sue Giuditte, eroine capaci di vincere i destini più avversi.
È ad artiste come Artemisia che è dedicata la mostra ospitata dal 4 dicembre a Palazzo Reale: sotto la curatela di un comitato scientifico presieduto da Hans Albert Peters, «L'arte delle donne dal Rinascimento al Surrealismo» è un viaggio nella storia dell'arte declinata al femminile. Circa duecento le opere esposte, firmate da oltre cento autrici, per una collettiva che, nell'anno europeo delle pari opportunità, indaga sul cambiamento della figura della donna artista nel corso dei secoli. «Compaiono nomi di autrici sfilati da un silenzio colpevole - commenta l'assessore alla Cultura. Vittorio Sgarbi -: fino al 1950 c'è stata una discriminazione creativa nei confronti delle donne. Questa mostra stimola la curiosità verso un territorio non sufficientemente esplorato».
La mostra si apre con quattro diverse pittrici che in epoca rinascimentale si sono dedicate ai pennelli seguendo le orme del padre: la bolognese Lavinia Fontana, la Gentileschi di cui si diceva e Marietta Robusti, detta la Tintoretta dal soprannome del celebre genitore di cui, nell«Autoritratto» in mostra, evoca i colori sfumati. A Elisabetta Sirani il destinò serbò una fine precoce: figlia di un allievo di Guido Reni, morì a soli 27 anni - narra la leggenda - avvelenata. A lungo visse invece Sofonisba Anguissola che, ultranovantenne, ricevette una visita nel suo atelier nientemeno che di van Dyck: cremonese di nascita, fu la prima pittrice a farsi apprezzare a livello internazionale, diventando persino dama d'onore della regina di Spagna. Una carriera nelle corti europee spetta, quasi un secolo dopo, anche a Rosalba Carriera che, grazie alla sua tavolozza color pastello, nel Settecento fu molto apprezzata come ritrattista ufficiale.
Il ritratto e l'autoritratto costituiscono l'ambito privilegiato in cui la pittura al femminile si è espressa nei secoli: vi si cimentano la svizzera Angelica Kauffmann, la francese Berthe Morisot (cognata di Manet), l'americana Mary Cassatt. Ma se questo è uno dei temi principali della mostra, è comunque impossibile aggirarsi nella sale di Palazzo Reale senza investigare sulla vita privata di queste autrici.
Non mancano le sorprese, come il legame tra Degas e la Cassatt e quello - assai più burrascoso - tra il celebre scultore Auguste Rodin e una delle sue allieve più capaci, la bella Camille Claudel di cui sarà esposto proprio il ritratto del maestro-amante. Gran finale con Tamara de Lempicka, i cui lavori tornano a Milano dopo il successo dello scorso anno, e Frida Kahlo, artista messicana che, complice il cinema, è forse più nota per la tormentata esistenza che per la sua pittura volutamente naif.
Larte delle donne dal Rinascimento al Surrealismo
Palazzo Reale
dal 4 dicembre al 9 marzo
da martedì a domenica dalle 9.30 alle 19.30
lunedì dalle 14.30 alle 19.30
giovedì dalle 9.30 alle 22.30
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.