Placenta e cordone considerati rifiuti

Si parla di nuove esigenze di studio ma negli ospedali non si conservano le «materie prime» già esistenti

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Confesso di essere mediamente ignorante sulle biotecnologie, ma sono pure attenta e interessata a tutto ciò che viene pubblicato e detto sull’argomento, sia a livello divulgativo che scientifico.
Non si parla assolutamente più delle grandi possibilità offerte in questo campo dall’utilizzo della placenta e del cordone ombelicale, e a quanto risulta da una piccola inchiesta privata e quindi circoscritta, nei nostri ospedali ben di rado si conservano questi due elementi: per lo più essi finiscono direttamente nel secchio dei rifiuti, non saprei dire se per mancanza di organizzazione o per puro menefreghismo.


Nel complesso, intendo dire col contributo degli immigrati, la natalità in Italia si mantiene su buoni livelli, dunque non è certo la materia prima che manca!
O in un paese che ha come prima preoccupazione quella di dichiararsi «antirazzista» esiste una sorta di razzismo nei confronti di placente e cordoni ombelicali provenienti da donne extracomunitarie?!
Certo l’impiego di placenta e cordone non ha quei connotati prestigiosi e un po’ misteriosi dell’utilizzo dell’embrione: in Italia solo le «grandi opere» trovano visibilità e approvazione, le piccole cose che non costano nulla o quasi nulla sono spregiate come irrilevanti...
Vorrei che qualche competente mi rispondesse sulla materia, anche se certo l’eventuale risposta arriverà troppo tardi per il referendum.
Cavaliere al merito della Repubblica Italiana

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