Come si coniuga il buongoverno con la promozione della cultura e dello spettacolo? È sempre stato questo lobiettivo dichiarato dalle giunte Rutelli e Veltroni. «Dichiarato» però, perché spesso e volentieri son finiti a non promuovere né luno né gli altri. Eccone un esempio.
I romani se lo ricordano ancora, quel 5 dicembre 1997 dello spumeggiante Francesco Rutelli che accoglieva e abbracciava Sylvester Stallone in nome della cultura, dello spettacolo e dellamicizia italoamericana. Fotoelettriche che fendevano la notte, lampeggianti e decibel da far tremare la fontana del Bernini, via del Tritone chiusa per ventiquattrore filate al traffico pubblico e privato tra lo sconcerto generale e il centro storico paralizzato. Si inaugurava il Planet Hollywood, succursale romana della celebre e scicchissima catena di locali messa in piedi da un cartello di divi americani, Rambo era venuto a rappresentarli tutti, e il sindaco di Roma era lì a benedir levento.
Benedire? Di più, il Campidoglio sera fatto in quattro per propiziare e favorire liniziativa cultural spettacolar musical mangereccia. Per far accedere Stallone & company a finanziamenti e facilitazioni, il Planet Hollywood era stato inserito nel «percorso di innovazione commerciale di qualità», un progetto finanziato già da qualche tempo per ridare slancio e smalto alla sonnacchiosa dolce vita di Via Veneto.
Il «percorso» però, si fermava includendo piazza Barberini, non via del Tritone dove lamericanata apriva i battenti. Come superare lostacolo? Il locale aveva un ingresso di servizio raggiungibile da un portone che saffaccia sulla piazza, e così la competente commissione comunale accolse il progetto «a condizione che lingresso nella piazza Barberini rappresenti, come prevede la deliberazione 118/96, un effettivo accesso al pubblico nei locali in oggetto».
Mai nessun avventore ovviamente, è mai entrato al Planet Hollywood da quel portone. In compenso, da successive denunce e indagini venne fuori che il locale aveva superato pareri e autorizzazioni dichiarando solo un terzo dei metri quadrati effettivamente impiegati.
Ma non volete chiudere un occhio, meglio ambedue, per Roma «capitale della cultura e dello spettacolo»? Alla grandeur di Francesco Rutelli, ha risposto il buon senso dei romani: il Planet Hollywood ha chiuso i battenti dopo pochi anni, per scarsità di avventori.
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