Platini censura Domenech. E la Francia ci chiede scusa

Michel Platini, che trascorre le vacanze a Cassis, ha spedito un messaggio chiaro e forte a Escalettes, presidente della Federcalcio francese: "O Domenech porta i documenti di quello che asserisce sugli italiani oppure prenderemo provvedimenti"

Platini censura Domenech. E la Francia ci chiede scusa

Nemmeno Napoleone Bonaparte. Se ne parla da Parigi a Roma. Raymond Domenech ha provocato gli italiani, ha detto che siamo un popolo di tricheur. Caso diplomatico, reazioni politiche, interrogazioni parlamentari, ministri coinvolti, Prodi telefoni a Sarkozy, la Melandri si svegli dopo le vacanze in Kenya o altrove. Intanto Domenech paghi il conto, si presenti in ambasciata a rue de Varennes, chieda scusa. Conoscendo il tipetto si può già escludere il fatto. Invece monsieur Escalettes, quel piccolo signore, presidente della federcalcio francese, ieri mattina, sollecitato dai più, dai giornali, dai collaboratori, dal dispaccio dell’Uefa, ha compiuto il grande passo. Ha telefonato a Giancarlo Abete e gli ha presentato a nome del calcio francese le scuse ufficiali: «Domenech ha parlato a titolo strettamente personale. I rapporti tra noi e gli italiani sono estremamente cordiali, siamo certi di ricevere a Milano la stessa calorosa accoglienza riservata agli italiani in occasione della partita di andata a Parigi».
Escalettes non ama la politica, era presidente dei dilettanti e tale è rimasto nella testa e nei comportamenti, certe faccende sgradevoli e sgradite gli fanno venire l’orticaria, non per snobismo ma per l’assoluta mancanza di taglio politico che contraddistingue il suo mandato.

A scuoterlo ci ha pensato un suo «vice», si fa per dire. Michel Platini, che trascorre le vacanze a Cassis, ha spedito un messaggio chiaro e forte: «O Domenech porta i documenti di quello che asserisce sugli italiani oppure prenderemo provvedimenti». I maligni insinuano che Platini muoia dalla voglia di farlo. Domenech non gli sta proprio in simpatia avendo «soffiato» il posto di allenatore della nazionale a Jean Tigana che era il candidato preferito da Michel. Ma queste sono storielle da bar. Platini sa benissimo che si scrive Domenech ma si pronuncia Cambronne con il derivato, l’Uefa continua a sollecitare fair play, ha minacciato espulsioni per i club i cui tifosi si dovessero macchiare di insulti razzisti e dunque non può assistere in silenzio alle provocazioni dell’ex «macellaio» difensore Raymond Domenech.

La stessa federazione calcistica francese si è trovata in evidente imbarazzo ieri mattina quando l’Equipe, il quotidiano sportivo, nel suo editoriale ha censurato le parole di Domenech, quelle relative all’elogio di Materazzi: «Che bell’esempio per i bambini che si avvicinano al calcio!». Ma all’interno della «Fedè» non c’è grandissima armonia: il segretario generale Lambert villeggia in Marocco, il capo ufficio stampa non ha alcun rapporto con lo staff della nazionale che ha il suo portavoce e, infine, Domenech se ne fotte (frase tipica sua e dei francesi) di quello che potrebbero dirgli Escalettes e la brigata tutta. L’Uefa, comunque, ha pronta una multa che potrebbe anche essere devoluta in beneficenza.

Il totale di tutto ciò è semplicemente una storia di maleducazione, non altro. Un’altra entrata scorretta di Domenech che nel proprio repertorio conta diverse ammonizioni e molte espulsioni. Stavolta si potrebbe dire, scherzando, che l’ha fatta franca ma l’8 settembre, quando spunterà dal tunnel di San Siro sa già che tipo di accoglienza lo attenderà.

Del resto, avendo elogiato Marco Materazzi, si è creato un buon alibi: ad eventuali provocazioni reagirà come ha saputo fare uno dei suoi dipendenti, con una testata. Stavolta avrà di fronte ottantamila persone e undici calciatori. Staremo a vedere se Roberto Donadoni gli stringerà la mano. Domenech allora sarebbe colluso.

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