Un pubblico ministero non può occuparsi tutta la vita dello stesso tipo di reati: perché una «super-specializzazione» sarebbe limitativa della sua professionalità, e potrebbe creare gruppi di potere all’interno delle Procure della Repubblica. Questo è il principio ispiratore della legge voluta dai ministri della Giustizia del centrosinistra e del centrodestra (Clemente Mastella e Roberto Castelli) per imporre la rotazione obbligatoria dei pm nelle grandi città.
La norma tocca anche Milano, dove i 75 pubblici ministeri sono suddivisi in sette dipartimenti specializzati per materia: terrorismo, mafia, reati finanziari, crimini contro la pubblica amministrazione, reati sessuali, delitti ambientali e del lavoro, omicidi e rapine. Molti pm milanesi nelle prossime settimane dovranno passare ad un pool diverso, e la cosa ha sollevato gli allarmi e le proteste di chi teme un impoverimento della capacità investigativa della Procura. Ma il capo dell’ufficio, Edmondo Bruti Liberati, non sembra affatto preoccupato. E si prepara a rimescolare la formazione della sua squadra.
Entro la fine del mese Bruti lancerà la circolare con il «concorso» interno, con l’elenco dei posti da coprire ne vari dipartimenti, e punta entro la fine di febbraio a ufficializzare la nuova suddivisione dei lavori.
E con l’occasione verrà totalmente ridisegnata la mappa dei vari pool: alcuni, oggi sottodimensionati, verranno rafforzati; ma ci sono anche squadre che oggi sono troppo nutrite rispetto alle reali esigenze investigative, e che vedranno ridotti i loro organici. Prima di allora, bisognerà che il Consiglio superiore della magistratura riempia la casella ancora vacante nella squadra dei «vice» di Bruti, i procuratori aggiunti che guidano ogni dipartimento e sulle cui spalle grava il compito di smistare i fascicolo tra i sostituti.
É infatti ancora vacante il posto di Armando Spataro, retrocesso a semplice pm al termine degli otto anni da «aggiunto»: la candidatura più forte, che dovrebbe essere ratificata nei prossimi giorni dal Csm, è quella di Maurizio Romanelli, per molti anni pm antimafia e oggi nella squadra che si occupa di reati contro la pubblica amministrazione. Romanelli dovrebbe in teoria assumere la guida del pool antiterrorismo, ma non è detto che vada a finire proprio così: senza voler abbassare la guardia contro le minacce islamiche né contro quelle brigatiste, è un dato oggettivo che a Milano negli ultimi anni non si sono aperte inchieste rilevanti su questi fronti. E quindi dedicare un intero pool a occuparsi in esclusiva di questo tema potrebbe essere considerato uno spreco di risorse.
L’esodo più significativo è quello dal pool reati finanziari, guidato dall’«aggiunto» Francesco Greco, che perderà diversi pm protagonisti delle inchieste degli ultimi anni sui crimini dei «colletti bianchi», come Eugenio Fusco, Laura Pedio e Carlo Nocerino. Mentre dal dipartimento «pubblica amministrazione» se ne andranno Grazia Pradella e Tiziana Siciliano, la coppia dell’inchiesta Santa Rita, e Fabio De Pasquale, protagonista fisso delle indagini su Silvio Berlusconi.
Il turn over sarà ampio, ma Bruti è convinto di poterlo gestire senza scossoni.Anche se dovrà trovare il modo di conciliare i desideri dei pm con l’opinione dei capi dipartimento: che in alcuni casi hanno già fatto sapere di non gradire l’arrivo nella loro squadra di questo o quel collega.
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