Il Pm: «Mi spiace, ma ho ragione»

Enrico Zucca, che un anno fa non fermò l’omicida, ora vuole che il Guardasigilli gli «restituisca l’onore»

da Genova

Ai genitori della ragazza uccisa dice: «Mi dispiace». Ma non chiede scusa. Perché è convinto delle sue scelte. È certo di avere ragione e di non avere sbagliato a lasciare libero Luca Delfino, l’assassino di Maria Antonietta Multari, quando poteva fermarlo. Anzi no. Enrico Zucca, il pm genovese che non ha chiesto l’ordinanza di arresto perché «non poteva farlo». Lo ripete, senza esitazioni. «Credo che seguendo un caso di omicidio se la persona sospettata non è colpita da un ordine di custodia cautelare è perché non ci sono gli estremi per emetterla». E prosegue con la massima serenità. Ma non accetta le accuse.
Anzi, si dà già l’assoluzione. E chiede agli altri di scusarsi per il polverone sollevato sulla sua decisione e per la richiesta di accertamenti da parte del Guardasigilli Clemente Mastella. «Se chiede gli atti potrà esaminare e restituirà l’onore, forse, ad una magistratura che si è comportata, credo, professionalmente». Non una decisione presa sottogamba, dunque. Anche perché lui fa «il magistrato da vent’anni». È stato uno dei magistrati liguri che ha dato la caccia al serial killer Donato Bilancia, alla fine è stato lui a rappresentare l’accusa. Ha raccolto la prima confessione del pluriomicida, non gli ha mai creduto quando successivamente ha ripetuto di aver avuto un complice, un assassino ancora in libertà. Zucca ha accusato i poliziotti che sono entrati alla scuola Diaz durante il G8. Non lo dice, ma è un po’ come se la sua carriera fosse garanzia di giuste decisioni. «Mi dispiace per i genitori, ma ho applicato la legge», sottolinea con voce ferma. Allarga le braccia. Anzi, è lui a vivere un momento di difficoltà: «Ci sono momenti drammatici nella vita di ogni magistrato o di ogni poliziotto in cui ci si rende conto che secondo legge non sì può fare nulla». E aggiunge: «Non sono un pm che ha dato un’occhiata distratta alle carte e ha deciso a cuor leggero. Ho condiviso tutte le indagini con i collaboratori del dottor Sanfilippo (il capo della Mobile, ndr), ma non ricordo di averlo mai incontrato per questo caso. Per questo mi sorprendono le sue parole».
Responsabile? Sì, ma come qualsiasi italiano: «Certo mi sento anch’io responsabile di quanto accaduto, ma in quanto parte di uno Stato che non ha saputo proteggere a sufficienza un cittadino. Ma non siamo riusciti a comporre un quadro indiziario inattaccabile in sede di giudizio». I genitori di Maria Antonietta Multari lo accusano di essere l’«altro assassino» della figlia. Chiedono nei suoi confronti duri provvedimenti da parte del ministro Mastella. Lui non fa cenno a queste accuse. È rientrato dalle ferie appena esploso il caso.

E non può altro che ripetere quel suo «mi dispiace». Ora Luca Delfino è in carcere a Sanremo. È sorvegliato speciale, giorno e notte. Ora. Ma quella volta, spiega Zucca, «se non c’è stata un’ordinanza di custodia cautelare è perché non c’erano gli estremi per emetterla».

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