A leggerlo di sfuggita, sembra uno dei tanti avvisi che popolano il tribunale «feriale». Mesi destate, Palazzo deserto come nemmeno la luna prima dellApollo 11. Quindi, cartelli tipo «lufficio è chiuso dal 20 luglio al 3 settembre». Ma a leggerlo bene, il dubbio ti piglia.
«Si comunica - è scritto, e affisso sulla porta di un magistrato - che il pubblico ministero (di cui, per opportunità, verrà sfumato il nome, ndr) è legittimamente assente. Per urgenze rivolgersi alla segreteria». Niente di strano, non fosse per quellavverbio. Legittimamente. E così pensi a una polemica strisciante, alla stoccata contro il perdigiorno di turno, lassenteista ingiustificato, il «latitante» dalla salute instabile. Legittimamente. Come dire: a buon diritto. Io. Bene così, ma gli altri?
Gli altri, dipende. Perché se è vero che tutto il mondo è paese, un tribunale non fa eccezione. E qui come altrove cè chi «il lavoro prima di tutto», e allora chini sulle carte pure a Ferragosto e un pensierino allufficio lo fanno anche a Natale. Premio «Stakanov», e magari fosse la regola.
Però, qui come altrove, vivono anche i perenni «imbucati», i malati immaginari e quelli che «oh, sono le quattro, vado a casa. E mica posso fare tutto io!?».
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