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Il Pm sente 25 persone: tutte difendono le maestre

Il Pm sente 25 persone: tutte difendono le maestre

Bracciano (Roma) - Otto ore d’interrogatorio serrato per le altre maestre di Rignano Flaminio. Ma davanti al pubblico ministero e ai carabinieri nessun cedimento. Otto insegnanti, quattro bidelle, altrettante cuoche e nove impiegati della scuola materna «Olga Rovere» sono stati convocati ieri nella caserma di Bracciano. Motivo? Acquisire nuovi elementi in grado di confermare o meno la ricostruzione dei presunti fatti avvenuti fra le pareti scolastiche e le abitazioni delle persone indagate.
«Interrogatori previsti e programmati dal procuratore Marco Mansi già da tempo» sottolineano gli inquirenti. Assenti per malattia alcune colleghe di Patrizia Del Meglio, Marisa Pucci e Silvana Candida Magalotti, le tre maestre in carcere dal 24 aprile per associazione a delinquere finalizzata al sequestro di persona e abusi sessuali nei confronti dei loro alunni. Venti bambini di 4-5 anni che avrebbero raccontato cose raccapriccianti di cui sarebbero stati vittime l’anno scorso, quando sedevano sui banchi della materna comunale alle porte di Roma.
Fra gli interrogati le sorelle Lina e Nunzia Pellegrino, in prima fila fra i sostenitori dell’innocenza dei presunti pedofili. «Una medaglia al valore» aveva gridato Lina durante la fiaccolata di solidarietà sotto le mura di Rebibbia prima di scagliarsi contro la magistratura, i sindacati, i politici e tutti quelli che non hanno difeso le insegnanti. «Sono colleghe che hanno dato la vita per i bambini, non meritano il carcere».
Le domande formulate dal procuratore aggiunto di Tivoli, secondo indiscrezioni, erano centrate su vari aspetti tecnici della triste vicenda. Come la famigerata porta posteriore, vicina a una scala a chiocciola, che consente di raggiungere uno spiazzo e un sentiero sterrato (lo stesso indicato da un vigile urbano che aveva notato dei bambini fuori scuola senza maestre al seguito). Scala che conduce sia al piano inferiore (palestra) che alla parte superiore del plesso.
Sebbene il percorso sia privo d’illuminazione, possibile che nessuno abbia notato un movimento sospetto? Se i carabinieri hanno appurato che è possibile allontanarsi senza essere notati dall’esterno, da dentro l’istituto nessuno degli interrogati si è mai accorto di nulla? Dalle risposte sembra di sì, visto che gli inquirenti non avrebbero aggiunto nulla di nuovo all’inchiesta. I magistrati avrebbero chiesto spiegazioni anche sull’inquietante «stanza buia in fondo al corridoio», indicata dai bimbi anche come «la stanza buia nella scuola che sta vicino alle scalette, dove c’è uno stereo». Luogo in cui, secondo il gip Elvira Tamburelli, venivano condotti per fare giochi erotici e dove gli stessi carabinieri, nella perquisizione di ottobre, hanno sequestrato un divano a dondolo smontato con cuscini azzurri, alcuni tavoli e una radio-lettore cd. Una giornata intera passata fra la sala d’aspetto della compagnia carabinieri sulla via Claudia e l’ufficio del comandante per sfilare davanti al pm. Una volta fuori, circondati dai cronisti, nessun commento. O quasi. «Avete già scritto tutto voi, cosa ci resta da dire su questa storia?» urla una maestra. Un’altra aggiunge: «Con il racconto di un bambino una persona, da un momento all’altro, può finire in galera».
Il garante della privacy, nel frattempo, si è rivolto ai mezzi d’informazione invitandoli a «rispettare in primo luogo i bambini coinvolti nella vicenda di Rignano, così come le loro famiglie e gli accusati».

«Va ricordato - prosegue - che, pur non facendo i nomi delle persone coinvolte, nell’ambito di una piccola scuola e di una piccola comunità la diffusione di determinate informazioni potrebbe rendere facilmente identificabili i minori e le loro famiglie».

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