Enrico Zucca arriva in procura e si infila in ufficio con il procuratore capo Francesco Lalla. Ufficialmente è il vertice che serve a preparare la relazione per il ministero di Grazia e Giustizia. Ma il pm che non chiese larresto per Luca Delfino è nervoso. A Genova, in procura, non parla. Le dichiarazioni le fa a «Panorama» e, contrariamente a quanto si chiede di fare alla polizia, il magistrato continua ad attaccare la squadra mobile, e il suo capo. Tutti, a partire dal questore Salvatore Presenti, ufficialmente smentiscono le frizioni, ma il pm non si ferma. Al settimanale svela nuovi motivi che secondo lui non avrebbero potuto motivare larresto del sospettato dellomicidio. E si giustifica con lesistenza di un altro indagato, un giovane marocchino che in realtà venne scagionato nel giro di qualche ora. «Purtroppo - dice il magistrato a Panorama - non posso rivelare dettagli investigativi ma nel fascicolo della polizia cerano ipotesi alternative da smontare. E un quadro indiziario non è grave se ci sono altri possibili assassini». Poi la sottolineatura al veleno: «Questo la polizia lo sa bene».
Il magistrato che diceva sempre alla polizia cosa fare lascia però volentieri le ipotesi sbagliate alla squadra mobile. «Inizialmente - prosegue Zucca - per gli investigatori lautore del delitto Biggi era un minorenne marocchino che faceva parte di una banda del centro storico accusata di molestare le ragazze. Secondo una fonte confidenziale della polizia, un parente del presunto omicida, il colpevole era quel ragazzino.
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