Economia

«Le Pmi italiane sono vessate dalla burocrazia»

Serena Cipolla

da Milano

Le piccole imprese italiane sono soffocate dai costi di avviamento e dagli impegni amministrativi: fino all’8 maggio hanno praticamente «lavorato per la burocrazia», potendosi poi dedicare alla propria attività solo da questa data in poi. Il giorno della liberazione da moduli e scartoffie, che incidono sul costo del lavoro per il 29,6%, è stato calcolato dalla Confartigianato sulla base del tempo che gli imprenditori impiegano per rispettare obblighi amministrativi e fare la fila agli sportelli pubblici. Alla burocrazia vengono immolati 90 giorni lavorativi. La «via crucis» delle aziende è descritta nel «Rapporto sulle semplificazioni» presentato dalla Confartigianato al ministro per le Riforme e l’innovazione nella Pubblica amministrazione, Luigi Nicolais. Gli artigiani rimproverano al governo di non avere avviato lo sfoltimento delle procedure, nonostante i proclami e gli impegni presi: «La competitività si giocherà sulla capacità degli Stati europei di alleggerire adempimenti, norme e quanto necessario per costituire e gestire una attività» sostiene il presidente della Confederazione, Giorgio Guerrini.
Sotto accusa ci sono costi e tempi. Per aprire un’impresa, nel nostro Paese si spendono 1.134 euro, il 67% in più della media dei Paesi Ue; una volta avviata, solo per la burocrazia le Pmi devono stornare 360 ore di lavoro per un costo complessivo di 6,8 miliardi, contro gli 1,4 miliardi della media Ue. Per ridurre il gap con l’Europa, gli artigiani chiedono di diminuire il «cuneo» della burocrazia, che pesa soprattutto sulle imprese con meno di dieci dipendenti e che costituiscono il 95% delle aziende del Paese. La Confartigianato sollecita anche un taglio alla superproduzione legislativa. L’Italia è in testa alla classifica: tra il 1990 e il 2004 sono state emanate 3.445 leggi, decreti esclusi, un numero pari a quanto prodotto annualmente da Germania, Spagna e Gran Bretagna insieme. A queste bisogna aggiungere le 147 leggi prodotte, sempre tra il 2001 e il 2004, da ciascuna Regione a statuto ordinario, i 1.

289 atti normativi dell’Unione Europea e le 15 mila norme e specifiche tecniche prodotte dai tre organismi europei di normazione.

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