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Il Po è diventato un deserto In arrivo altri 7 giorni di caldo

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da Milano
«Altro che Pontelagoscuro, ormai dovrebbe chiamarsi Pontelagosecco». Scherzano, un po’ offesi nell’orgoglio, gli anziani di questa frazione a 7 chilometri da Ferrara: un borgo sulla sponda destra del Po, nel punto di minore larghezza del tratto di fiume, in cui sono collocati gli attraversamenti ferroviario e stradale.
Da questa collocazione (il «ponte») prende il nome la località, luogo di transito e collegamento tra Ferrarese e Veneto: ed è proprio qui che il Po è sceso di 80 centimetri in una sola settimana. A confortare gli abitanti di Pontelagoscuro non basta la notizia che anche il lago di Garda segna a Peschiera ben cinquanta centimetri al di sotto della media storica dell’ultimo mezzo secolo.
L’attuale portata del Po è già inferiore al 2006, mentre il manto nevoso sulle montagne è un terzo di quello disponibile lo scorso anno. La carenza idrica che ha afflitto negli ultimi 20 anni soprattutto il sud e le isole, da alcuni anni sta interessando anche le regioni del nord, a causa della riduzione dei ghiacciai e dei nevai e della riduzione della portata d'acqua del Po. La risorsa-acqua, indispensabile per gli usi civili, agricoli, industriali, energetici, turistici, va dunque gestita in maniera razionale anche in aree come quella del bacino padano che in passato ne hanno avuto grande disponibilità. Alla Coldiretti sottolineano come un terzo del valore del made in Italy agroalimentare dipende proprio dalla disponibilità idrica del bacino del Po che garantisce l'acqua necessaria al nutrimento del bestiame per la produzione di oltre i tre quarti dei formaggi e dei prosciutti italiani a denominazione di origine. Sotto osservazione anche la situazione dei laghi e fiumi con il lago di Iseo che a Sarnico è sulla media storica degli ultimi cinquant'anni e quello di Como a Malgrate che la supera di 30 centimetri, mentre è al di sotto di 70 centimetri il lago Maggiore a Sesto Calende.
«L'acqua del bacino idrico del Po - continua la Coldiretti - serve per la sopravvivenza di interi settori come quello dello zucchero e del riso per il quale l'Italia detiene la leadership europea e che si concentra quasi totalmente in queste aree, ma anche per quasi la metà della produzione nazionale di pomodoro destinato a conserva».
La disponibilità di acqua per l'irrigazione è indispensabile per il granoturco destinato all'alimentazione di oltre 4,1 milioni di mucche che producono il latte per i più importanti formaggi italiani come Grana Padano, Parmigiano Reggiano e Provolone e anche per gli oltre 5,2 milioni di maiali dai quali si ottengono la gran parte dei prosciutti di Parma e San Daniele.
Fatto sta che dopo un inverno caldo e un'estate che sembra arrivare con grande anticipo, la «crisi idrica» è diventa ben più di uno spauracchio. Come dimostrano le preoccupazioni degli agricoltori. Confagricoltura ricorda che tra le colture più a rischio, oltre a tutta la frutta estiva (pesche, albicocche, nettarine ecc.) e agli ortaggi (meloni, angurie, melanzane ecc.) che da soli coprono oltre 250.000 ettari, per un valore della produzione di quasi 4 miliardi di euro, ci saranno in campo riso, mais e bietole rispettivamente con 230.000, 1.000.000 e 95.000 di ettari coltivati per un valore che sfiora i 3 miliardi di euro.

E ce già chi scommette che il fattore- siccità diventerà l’ennesima occasione per far lievitare i prezzi di frutta e verdura.
Intanto per i prossimi sette giorni il meteo promette in Piemonte, Emilia Romagna e Lombardia «temperature decisamente superiori alle medie stagionali». Il livello del Po scenderà. Ancora un po’.

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