(...) nutrivano nei confronti dei non comunisti, che notate bene, per essere «liquidati», non necessariamente dovevano essere fascisti o repubblicani.
La storia riguarda un graduato della Regia Guardia di Finanza, plAppuntato Natale Alampi, un calabrese, arrivato dalla sua terra natia per prestare servizio in Provincia di Savona e reprimere i reati a carattere tributario. Alampi, sposato a Noli con Parisina Baldini, e bravo finanziere, è un agente scrupoloso e ovviamente questo suo comportamento inflessibile può dare fastidio. Infatti, Alampi, che non è un fucilatore fascista, non è un torturatore di partigiani, non è un boia, viene preso e «liquidato» come qualcuno in quel periodo buio e terribile sapeva fare con efficienza e competenza. Il poveretto ad appena 39 anni sparisce, e di lui non si sa più nulla.La burocrazia fa il suo corso e, circa un anno dopo, il primo di novembre del 1946, arriva bontà sua, dallA.N.P.I. di Finale Ligure, con sede nella cosiddetta Casa del Popolo, una breve e gelida comunicazione, siglata e timbrata, le poche righe dattiloscritte, grondano indifferenza e sovietica insensibilità: «...Da informazioni da noi assunte, ci risulta che il Milite Tributario Alampi Natale è stato prelevato e fucilato dalle formazioni partigiane della div. G. Bevilacqua il 16.03.1945. Si rilascia la presente a richiesta della moglie e per latto di morte: esecuzione a Campo Stringhini alle ore 7,30...». Il tutto condito da timbri tondi e strane ed incomprensibili sigle. Insomma, Natale Alampi viene prelevato e fucilato, a insaputa di tutti, compresi moglie e superiori e colleghi della Guardia di Finanza, e non se ne conosce la ragione, come non si sa se il finanziere sia stato sottoposto ad un qualsiasi tipo di istruttoria o processo, magari da un tribunale del popolo e non si conoscono soprattutto i nomi dei partigiani che lo hanno ammazzato e non si sa la ragione per cui è stato ucciso, ne dove è finito il suo corpo. Uniche notizie certe: ora e data della esecuzione sommaria e luogo: il famigerato «campo Stringhini», situato, pare a Montagna, accanto ad un noto campo di concentramento gestito dalla tristemente nota polizia partigiana, e mai realmente localizzato, sito dove venivano trascinate dai partigiani comunisti le loro inermi vittime, colpevoli unicamente di non essere comuniste, ammazzate e pare seppellite in una adiacente fossa comune.
A parte questo ennesimo atto di terrorismo consumato ai danni di un innocente, mi ha colpito il documento stilato dallA.N.P.I. di Finale, la sua ignobile freddezza, la sua terribile aridità, un altro tassello per demolire la favola dei partigiani tutti buoni ed idealisti.
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