«Sono poche le persone che ci hanno aiutato in questi primi tempi, tanto che siamo stati costretti a fare quasi tutto da soli». Nella «città dellaccoglienza», come Veltroni ha più volte definito Roma, i consiglieri aggiunti comunali, per voce del filippino Romulo Salvador Sabio, lamentano la mancanza di supporto nei primi momenti di insediamento nellaula Giulio Cesare. E ancora una volta sono costretti a reclamare uno spazio in cui svolgere la propria attività, anche se ormai è passato un mese dal loro insediamento, avvenuto l11 gennaio. È questa, infatti, la prima delle richieste che Begum Hosne Ara, vicepresidente della Consulta cittadina per la rappresentanza delle comunità straniere, mette sul tavolo nellincontro che si è svolto ieri in Campidoglio.
Mirko Coratti, presidente del consiglio comunale, dice che «entro fine mese i consiglieri e la Consulta dovrebbero avere una sede a largo Loria». E aggiunge che «lobiettivo dellamministrazione è quello di permettere ai quattro immigrati che siedono nellaula di avere gli stessi strumenti che hanno gli altri consiglieri, a cominciare da un luogo e dalla presenza di un personale che li aiuti a svolgere le loro attività». Intanto, però, pur senza aula e «senza supporto», i consiglieri hanno già cominciato a darsi da fare. La prima mozione presentata in aula riguarda la richiesta di procedere alla mappatura di tutti i centri culturali e delle comunità straniere, per poter pianificare il lavoro da svolgere. «Fino ad ora - spiega ancora Salvador Sabio - problemi burocratici (come la mancanza di una sede, ndr) non ci hanno permesso di fare altro, ma abbiamo già dimostrato la nostra buona volontà e che siamo intenzionati a prendere molto sul serio questo lavoro». Tetyana Kuzyk, ucraina, infatti, eletta capogruppo dei quattro consiglieri aggiunti, lancia lidea di dar vita «ad un forum a cadenza quinquennale che veda insieme i consiglieri comunali e municipali di Italia per mettere a confronto programmi e aspettative». Ma cè anche chi si sofferma sulla «possibilità di far pulire agli immigrati le piazze da loro frequentate» e chi, come Hosne Ara, propone di istituire a Roma la festa della lingua madre e di consentire ai bengalesi della capitale di festeggiare il Capodanno a piazza Vittorio.
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