Guido Podestà si è dimesso da coordinatore regionale del Pdl ieri pomeriggio, subito dopo un vertice romano. Al suo posto i vertici nazionali del partito avrebbero già deciso di nominare il sottosegretario alle Infrastrutture Mario Mantovani, candidato ormai da tempo alla successione.
Mantovani può contare su un ottimo rapporto con il leader del Pdl, Silvio Berlusconi, ma anche su una larga base di consenso tra i sindaci lombardi e probabilmente è riuscito a vincere le iniziali resistenze di altre fette del partito che si opponevano alla sua nomina.
Tra le alternative rimaste in pista fino allultimo leuroparlamentare ventottenne Lara Comi, già responsabile dei giovani azzurri in Lombardia. Un profilo da «secchiona» e da militante che si è fatta le ossa in politica, ma ritenuto dai più non abbastanza solido da fronteggiare una situazione di difficoltà che richiede polso ed esperienza più che unimmagine giovane e positiva.
La nomina del nuovo coordinatore regionale del Pdl arriva in un momento turbolento della vita del partito, in Lombardia più che altrove, perché le contestazioni a Nicole Minetti, consigliere regionale eletta nel listino Formigoni, hanno colpito più che altrove nella Regione in cui lei è stata eletta. Così anche la vicenda della raccolta di firme contro la Minetti, guidata da Sara Giudice, figlia di un esponente del Pdl locale.
Le vicende che si accavallano sono molteplici, a partire dalle difficoltà nellapprovazione del Pgt fino ai temi dellambiente e delle grandi opere. E poi cè la necessità di definire unidentità del Pdl in grado di fronteggiare la competizione con la Lega. Mario Mantovani ha un rapporto dialettico con il Carroccio e questo, se può essere un punto di debolezza perché non è gradito ai vertici della Lega, è contemporaneamente un motivo di forza in un momento delicato della vita del Pdl, in cui il partito ha bisogno di ridefinire in modo più chiaro la propria identità.
Più volte, in Lombardia, allinterno del Pdl è partita la richiesta di avere un coordinatore regionale che potesse confrontarsi in modo deciso con il partito di Umberto Bossi, recuperando iniziativa politica su temi caldi come la sicurezza e la lotta allimmigrazione clandestina, ma senza dimenticare solidarietà e accoglienza che fanno parte del patrimonio politico e culturale del Popolo della libertà.
Mario Mantovani attendeva da tempo di diventare coordinatore regionale del partito. Silvio Berlusconi gli aveva ipotizzato lincarico già molto tempo fa e se non era passato allazione prima, era perché riteneva indispensabile vincere le resistenze al suo nome che circolavano allinterno del partito. Comprensibili frenate, perché il sindaco di Arconate, senatore e sottosegretario alle Infrastrutture ha un profilo politico netto, un carattere deciso e insomma si presenta come un coordinatore regionale forte.
Mantovani in più occasioni ha preso posizioni di aperta contrapposizione con il coordinatore regionale Guido Podestà, accusandolo di condividere poco la gestione del partito se non alla vigilia degli appuntamenti elettorali.
«Non si può procedere così, siamo tutti chiamati a lavorare e il giorno dopo scompariamo tutti fino alle prossime elezioni» aveva attaccato Mantovani allindomani delle regionali del 2010.
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