Podio per Valentino acciaccato Lorenzo: «Vendicato il mio Barça»

Va bene, Valentino ha limitato i danni, ha conquistato il podio, per qualche giro abbiamo persino sognato qualcosa in più e comunque, per dirla con lui, resta «un risultato che vale oro». Però...
Però, Rossi a parte, non va bene per niente. Perché la Spagna giocherella a tennis nel cuore di Roma e trasforma una finale Internazionale in un derby iberico; e perché - soprattutto -, nelle stesse ore, i ragazzi dell’impennata si portano via le tre vittorie di classe a disposizione nel Gran premio di Spagna. Il tutto fa male ancor di più, pensando che una volta succedeva - non nel tennis, ci mancherebbe... - succedeva esattamente il contrario: ricordate i tempi della triade Biaggi, Rossi e Melandri che vincevano in 500, 250 e 125? Ecco, preistoria. Con buona pace del tifo motociclistico che si tiene stretto Valentino fino a che lo stracampione non deciderà di far altro, la cruda realtà sotto gli occhi è che i campioncini iberici crescono e germogliano ogni dove e non così quelli di casa nostra.
Ma avanti così. Per il momento e per fortuna, mettiamoci non delle fette di salame bensì costose fiorentine sugli occhi e facciamo finta di non vedere e godiamoci Vale che da quindici anni ci delizia e che con la spalla martoriata nell’incidente in moto del 15 aprile è sempre capace di afferrare il gradino più basso del podio, dietro al compagno vincitore, Lorenzo, e al rivale della Honda, Pedrosa. Due spagnoli, giusto per ribadire. Un Valentino stratosferico che ammette «questa non era la mia gara» e che però non si nasconde dietro gli acciacchi: «Qualche fastidio alla spalla l’ho ancora sentito, ma ad avermi creato tanti problemi è stato soprattutto il set up non trovato in prova... Non c’è stato verso: non sono riuscito a individuare il giusto assetto tanto è vero che ho persino chiuso il warm up in 14ª posizione».
Ma in gara, come da tradizione con Valentino che ci mette una pezza, la musica è un filo cambiata. «Sì, mi è riuscita una grande partenza però anche lì era evidente che non avevo il passo di Pedrosa...». Gara difficile, dunque: «Sì, per via della spalla che ho curato senza prendere antidolorifici per la corsa. E per i continui problemi di assetto che ho continuato ad avvertire... diverse volte ho sentito la moto che iniziava a scivolare troppo. La verità è che, alla fine, ho rischiato più qui che in molte altre gare fatte in passato. Comunque, via, il campionato sta andando bene, due podi di cui uno con vittoria non sono male».
Vero. Ma vero anche che l’altro con due podi e una vittoria si chiama Jorge Lorenzo, guida una Yamaha fotocopia della sua, e per tutti è l’erede designato. Di più: con la gara di ieri gli è passato davanti nel mondiale visto che i suoi podi valgono di più: una vittoria e un secondo posto. A Jerez, Jorge è partito lento perché spesso fa così e per problemini vari, poi ha cominciato ad inanellare giri su giri, andando a riprendere i vari Stoner, Hayden, Rossi e, infine, Pedrosa davanti a lui. Quest’ultimo, come in una corrida - questione di sangue caliente e di Spagna e di Gran premio di casa -, ripreso e passato a suon di sportellate, un paio.
«Non abbastanza forti, avrei preferito che quelle spallate se le fossero date più decise... A parte gli scherzi, queste sono le gare, ci sta che si arrivi al limite del regolamento quando ci si gioca la vittoria» osserverà giustamente Valentino che, in caso di patatrack dei due, avrebbe vinto. Fatto sta, Jorge dice: «Il Barcellona ha perso contro l’Inter, ma stavolta ho vinto io contro Valentino che tifa per l’Inter...». Valentino acciaccato, verrebbe però da aggiungere. E poi, oxfordiano: «Ho avuto due palle così... questa è stata la più bella gara della carriera. Ho fatto una brutta partenza e per i primi giri non sono riuscito ad essere veloce ed è un problema che devo risolvere. Quando ho raggiunto Valentino, l’ho studiato per un po’ e poi l’ho passato», quindi le sportellate con Pedrosa su cui glissa, o meglio, preferisce parlare dell’unico vero momento in cui ha rischiato la pelle: nel piccolo laghetto artificiale del circuito dove ha pensato bene di tuffarsi durante il giro d’onore. «Non avrei mai creduto che l’acqua potesse appesantirmi così tanto... Meno male che mi hanno aiutato...» ammetterà il naufrago.


Quanto alla Ducati e a Stoner gara così così. Non tanto per la Rossa che ha comunque piazzato due moto al quarto e quinto posto su pista non amica, quanto perché il quarto posto era a firma di Hayden, non di Casey. Inquietante.

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