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nostro inviato a Milanello

Carlo Ancelotti è uomo concreto oltre che persona leale. Perciò definisce l’unico scenario favorevole al Milan senza ipocrisie: «Possiamo farcela solo se la Fiorentina tradirà qualche passo falso, so che non è elegante dirlo ma è così». Con l’aggiunta di un codicillo utile a tutti, critici e tifosi: «Siamo gli unici che possiamo permetterci di non fare la Champions senza tragedie, non ci ammazziamo, insomma». Viva la faccia. Identico, brutale realismo anche in materia di calcio-mercato, che è poi l’argomento di maggiore interesse, a poche ore dallo snodo decisivo di Livorno («se pareggiamo è la fine dell’inseguimento»). Specie se tutta la discussione si avvita sui nomi più cliccati della settimana. Primo capitolo, Gattuso. Detta Ancelotti con tono perentorio: «Con lui non ho approfondito l’argomento, ma sono convinto che alla fine Rino rimarrà. Per lui vale la stessa considerazione che il Milan ha per Kakà, fa parte dello zoccolo duro che ha dato tanto alla società. È un insostituibile perché ci mette l’anima, Diarra ha altre caratteristiche. Ecco perché lo consideriamo incedibile. La conclusione è la seguente: da qui non si muove, volente o nolente».
Secondo capitolo, Ronaldinho. Detta sempre Ancelotti: «Appartiene alla razza rarissima dei grandi campioni, fino a qualche mese fa Pallone d’oro e Fifa World player. Leggo i giudizi di chi (PierSilvio Berlusconi e Capello, ndr) sostiene che non serve al Milan. La mia posizione è la seguente: Dinho serve se si presenta a Milanello disposto a sacrificarsi, ad allenarsi con continuità, a inserirsi nel gruppo rispettandone le regole. Non conosco i motivi per i quali di recente, nel Barcellona, stia passando per uno svogliato. Per il suo acquisto il parere dello sponsor vale zero». E per valorizzare il discorso, ecco il riferimento alle vicende tecniche e tattiche di Champions. «Sono in tanti i campioni che si sacrificano a beneficio della squadra. Ho visto Eto’o fare il terzino su Cafu, Rooney fare lo stesso a Roma. E anche nel Milan Seedorf, Gattuso e Maldini, come segno di assoluta disponibilità, hanno giocato in altri ruoli, diversi da quelli tradizionali. Non so se sia giusto e bello, so che ormai è tramontata l’era del calciatore con un ruolo fisso. Se n’è accorto anche Ferguson dopo la lezione subita l’anno scorso in semifinale contro il Milan», l’escursione tecnico-tattica interessante eseguita dall’allenatore.

Che si prepara a Livorno, per esempio, a premiare gli uomini più in forma del momento e tra questi Kakà e Inzaghi, «stanno attraversando un ottimo momento». E infatti Pato finisce ancora in panchina, al pari di Oddo e Jankulovski, ormai recuperati.

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