Quando gli sfilano di sotto il naso la bicicletta, Fabian Cancellara non fa una piega. Lui, che va come una moto e ha appena conquistato il quarto titolo iridato della cronometro, sa che di questi tempi è importante - per non dire necessario - verificare che la sua bicicletta non sia una moto. «Fate, fate pure: è tutta vostra», dice lui sorridente e soddisfatto come pochi. «È da questa primavera che si parla di biciclette con il motorino e anche il sottoscritto è stato chiamato in causa dice -. Controllate pure, tanto io il motore ce lho solo nelle gambe».
Non si ferma Fabian Cancellara. «Il signore del tempo» che va come una moto, non ha intenzione di fermarsi qui. Domenica mattina insegue la magica accoppiata nella prova in linea, quella che con maggiore acume tattico probabilmente non gli sarebbe sfuggita un anno fa a Mendrisio. «Io ci provo», avverte lo svizzero. Ancora campione del mondo: come nel 2006 a Salisburgo, nel 2007 a Stoccarda, nel 2009 a Mendrisio. E nel 2008 il titolo olimpico a Pechino. «Sono già nella storia, ma io sono ambizioso. Questa vittoria è stata la più difficile di tutte, non ero in grandissima condizione e alla fine ho cercato di fare quello che potevo...», racconta il fuoriclasse svizzero, 29 anni, di origini lucane. Il nonno paterno emigrò in Svizzera da Atella (Potenza) per fare il cameriere e alcuni parenti sono ancora in Basilicata.
La prestazione di Spartacus è stata ottima, ma non stupefacente quanto quella messa in mostra un anno fa sulle strade di casa. È partito più piano, tanto che al primo intermedio (km 6,6), in salita, cedeva 6" a Millar. «Era giusto così, sapevo che il percorso era durissimo», dice. Che fosse una prova difficile lo si vede anche dalla media finale: solo 47 allora, anche se nei due tratti di discesa, lo svizzero è filato via ad oltre 95 chilometri orari.
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