Marta Bravi
Milano compie 125 anni il 25 aprile. Ovvero: la casa museo Poldi Pezzoli di via Manzoni 12 si appresta a festeggiare il suo 125esimo compleanno, ma è come se tutta la città festeggiasse. La storia del museo, infatti, è strettamente intrecciata a quella della città, a partire dal suo fondatore, milanese doc, alla sua apertura al pubblico che coincide con la prima Esposizione Nazionale delle Arti e dell'Artigianato del 1881, fino al bombardamento subito durante la Seconda guerra mondiale e alla generose donazioni da parte delle grandi casate meneghine. Insomma una casa dei milanesi e per i milanesi che martedì potranno entrare gratis per conoscere e riscoprire un pezzo della loro storia.
Tutto cominciò nel 1846 quando Gian Giacomo Poldi Pezzoli divenne maggiorenne, ereditando dal padre Giuseppe il palazzo e un ingente patrimonio, che gli permise di iniziare la sua personale raccolta di opere darte su esempio della madre, la marchesa Rosa Trivulzio, titolare di una raffinatissima collezione di oggetti preziosi, libri e opere darte, che appartenevano alla famiglia dal XVIII secolo. Il giovane collezionista viaggia per lEuropa alla ricerca di pezzi rari, visita le capitali europee dove si svolgono le prime esposizioni universali (Parigi e Londra) e conosce le prime esperienze museali. Conosce e frequenta Giuseppe Molteni, Otto Mundler, Giovanni Morelli e Charles Eastlahke, i maggiori critici del tempo, cui mostra di volta in volta gli splendidi capolavori che acquista: armi e armature antiche, dipinti del Rinascimento e del Settecento Veneto, arazzi, tappeti, smalti e gioielli medioevali.
Nel 1879 muore a 57 anni, lasciando in testamento la casa e i suoi tesori «ad uso e beneficio pubblico perpetuo». Il 25 aprile 1881 la casa, divenuta museo, sotto la direzione di Giuseppe Bertini, amico di Gian Giacomo e direttore della Pinacoteca di Brera apre le porte al pubblico. La data non era certo casuale: il 3 maggio, infatti, ai Giardini Pubblici inaugurava la prima Esposizione Nazionale di Arti che attirò un milione e mezzo di visitatori. Si potrebbe definire una delle prime operazioni di comunicazione dato che il Bertini era anche uno dei curatori dellEsposizione e riuscì a far conoscere il Museo a chiunque venisse a Milano. Nel semestre tra maggio e novembre 1881 il Museo poteva vantare 9mila visitatori e aveva venduto più di mille cataloghi. Anche la politica del museo era particolarmente «strategica»: faceva orario continuato e offriva lingresso gratuito a studenti, artisti, professori.
Scelte di marketing che ben si conciliavano con la filosofia del fondatore che aveva sempre pensato alla sua casa come un luogo dove poter condividere il bello, la passione per larte e leducazione alla cultura.
Durante la seconda guerra mondiale la casa museo viene bombardata, le grandi casate meneghine fecero a gara per ospitare le opere in attesa che il museo venisse ricostruito. Una solidarietà che non è venuta mai meno, come dimostrano le continue donazioni di opere, che attualmente ammontano a 5600 pezzi e di fondi necessari per la sopravvivenza dellistituzione, apprezzata dai 45mila visitatori allanno milanesi e non.
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