LA POLEMICA

Gentilissimo direttore,
Le chiedo di informare i suoi lettori che , nell’articolo «Quando Famiglia Cristiana sfruttava noi figli dei poveri», pubblicato il 17 agosto, ha fatto confusione tra il volontariato nelle parrocchie e lo sfruttamento minorile. Qualora avesse bisogno di una chiarificazione in materia può chiedere alle migliaia di organizzazioni di volontariato che lavorano nelle parrocchie (che non sfruttano nessuno e tantomeno esigono il pizzo dai poveri), a partire dalla Caritas.
Quanto all’«aneddoto» in cui il Lorenzetto insinua una «frode commerciale» da parte di Famiglia Cristiana, il suo giornalista si dimentica di dire che a fronte di un articolo del Lorenzetto che denunciava il caso, il direttore di Famiglia Cristiana gli aveva solo ribadito che l'errore non era nostro, tantomeno voluto, e che comunque bastava scrivere al giornale per avere una copia buona del Cd.
Infine, lo stesso Lorenzetto, citando la vicenda di un giornalista implicato in dossier illegali, dimentica di dire che i fatti si riferiscono a un periodo di tempo in cui il giornalista non era più nostro dipendente e che pertanto non possiamo rispondere per lui.
condirettore di «Famiglia Cristiana»

Parrebbe che a Famiglia Cristiana gli specialisti in free climbing sugli specchi siano due: oltre al direttore, anche il condirettore.
1) Di che confusione parla, reverendo? Le migliaia di minorenni che per anni hanno piazzato casa per casa il vostro settimanale - lo confermano anche i molti lettori che mi stanno scrivendo in queste ore - non facevano parte di alcuna organizzazione di volontariato. Con la lusinga di una gita-premio annuale, io fui semplicemente reclutato dal curato della mia parrocchia, don Renato Guadin, per distribuire a domicilio Famiglia Cristiana e incassare i quattrini a ogni fine mese. Non si vergogna a tirare in ballo la Caritas? Quella mica vende, come fate voi. Regala.
2) Ho scritto: «Certo involontaria frode commerciale». Involontaria. Sta di fatto che io vi ho dato 7.000 lire per un Cd che doveva contenere musiche di Pierluigi da Palestrina mentre voi me ne avete rifilato uno che recava incise le canzoni dei Beatles. Di chi sia stato l’errore, non m’interessa (ci mancherebbe altro che fosse voluto). Né devo scrivere ad alcuno: ho già scritto a suo tempo sul Giornale. Il Cd taroccato resta a vostra disposizione. Mandatemi in redazione quello buono. Sono sette anni che aspetto.
3) Sul giornalista in questione, già vostro inviato di punta e poi collaboratore, l’imputato Giuliano Tavaroli ha dichiarato ai magistrati: «Mi ha chiesto di lavorare per me. Mi sembra di ricordare fosse il 2001». Lo stesso giornalista, interrogato in qualità di testimone dal pm Fabio Napoleone, ha fatto mettere a verbale d’aver percepito per i suoi dossier 250.000 euro nel 2003 e altri 160.000 euro nel 2005. In quegli anni egli scriveva su Famiglia Cristiana, tanto che il direttore don Antonio Sciortino lo sospese all’indomani dell’arresto, il 19 gennaio 2007, «in attesa degli accertamenti della magistratura» (fonte: Corriere della Sera).

Secondo la medesima fonte, la sua firma e la sua foto comparivano ancora sul numero distribuito la domenica seguente nelle chiese di tutta Italia, nonostante il Comitato di redazione «già più volte» nei mesi precedenti, quando il giornalista era stato interrogato come testimone, avesse «chiesto un chiarimento sulla vicenda».

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