Polemica L’ipocrisia dei media: zitti sullo stop

Il Fatto quotidiano: piccolo box ironico a pagina 3. Repubblica: una breve a pagina 15. L’Unità: neanche una riga. Corriere della Sera: neanche una riga, nonostante ci sia un lungo articolo, con partenza in prima pagina, sul direttore generale Lorenza Lei e i conti in rosso della Rai. Il fatto che Il mio canto libero, la trasmissione di Vittorio Sgarbi, sia stata posta «sotto tutela» a causa di una scaletta sgradita alla emittente di Stato non ha destato impressione nella stampa di ieri, eccezione fatta per il Giornale, Libero e il Foglio.
Ancora minor impressione ha suscitato la notizia che la «tutela», ovvero la richiesta di non andare in diretta come previsto, sia scattata per timore verso il tema (Dio) e un ospite (il teologo «eretico» Matthew Fox) della prima puntata.
Adesso immaginiamo un altro scenario: a Santoro o Fazio o Saviano o Floris o Annunziata viene chiesto di registrare la puntata del proprio show al fine di verificare, prima della messa in onda, che i contenuti non siano irritanti per qualcuno. Cosa avrebbe scritto la stampa nazionale, la stessa in rigoroso silenzio davanti al caso Sgarbi? Facile la risposta: si sarebbe stracciata le vesti, gridando alla censura.

E avrebbe dato una spolveratina al solito campionario anticlericale, con prediche sull’Italia a sovranità limitata dalle interferenze ecclesiastiche e via esagerando.
Niente di tutto ciò, silenzio assoluto: se il canto un po’ meno libero è di Sgarbi, i sedicenti paladini della libertà d’espressione diventano muti. Però, che coerenza.

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